Moto contro auto, muore a 24 anni

SPRESIANO. È un destino crudele. Massimo Salviato, 24 anni di Mirano ha perso la vita sabato notte, il 25 luglio. Lo stesso giorno sei mesi fa era morto improvvisamente il padre, Silvano, storico maestro elementare del paese. Per Massimo non c’è stato scampo: in sella alla sua moto, l’impatto con l’Opel Astra che in quel momento stava uscendo da via San Francesco a Spresiano, in procinto di svoltare a sinistra, è stato fatale. Lui, e il caro amico Andrea Missaglia, 38 anni di Mirano sono stati sbalzati dalla Bmw 1000 in cui viaggiano. Un impatto terribile: la due ruote è schizzata via, finendo contro un muretto. I due feriti sono stati sbalzati nel fossato. Alla guida dell’auto un uomo di 70 anni di Spresiano, in macchina con la moglie e un’amica.

Il traffico in tilt: testimoni chiamano il 118, nel frattempo cercano di prestare i primi soccorsi. Sul posto sopraggiunge la polizia stradale, vigili del fuoco e i sanitari del Suem. Le condizioni di Massimo appaiono subito disperate. Viene intubato sul posto, si cerca in tutti i modi di tenerlo in vita. L’incidente è avvenuto poco dopo le 19. Il ragazzo trasportato al Ca’ Foncello muore dopo un lungo intervento in ospedale. L’amico è ricoverato in terapia intensiva: per lui un forte trauma toracico ma il peggio sarebbe passato. O forse non tutto il peggio. La notizia della morte di Massimo è stata comunicata all’amico con cui condivide hobby e passioni soltanto ieri nel pomeriggio. È rimbalzata in paese che ora si stringe attorno ad una famiglia che mentre stava cercando ancora di lenire le ferite per la perdita del papà ora deve fare i conti con un’altra tragedia. Massimo “il pupillo” Salviato abitava a Mirano con la mamma. Erano rimasti loro due in casa da quando il papà Silvano, stimato maestro elementare era morto sei mesi fa per colpa di un infarto. Mamma e figlio, con Eleonora, sorella di Massimo di sette anni più grande avevano cercato di superare quell’enorme lutto.Massimo era un programmatore informatico.

Amava la palestra dove aveva conosciuto Andrea. Era lui a chiamarlo “pupillo”. Sempre assieme, oltre alla passione per il fitness condividevano anche quella per la moto. Quella su cui si trovavano sabato sera era di Massimo. Ce l’aveva da qualche tempo, una passione che aveva fin da piccolo. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Alcuni testimoni hanno parlato dell’eccessiva velocità della moto, altri di una manovra imprudente dell’automobilista. Manca ancora la data dei funerali, si attende il l nulla osta. Nonostante la volontà della famiglia non è stato possibile donare gli organi di Massimo, ma solo i tessuti. «Era un ragazzo così buono e dolce», dice tra le lacrime la sorella Eleonora, «spesso lo avevo messo in guardia circa i rischi dell’andare in moto. Ma sarebbe stupido parlare a fatti avvenuti. Ci ritroviamo con una famiglia dimezzata in pochi mesi. Dobbiamo farci forza ora e andare avanti. Non ci interessa nemmeno capire eventuali responsabilità. Abbiamo perso il nostro amato Massimo».
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