Morta di malaria, operatore indagato

Ipotesi di omicidio colposo a carico di un dipendente dell’ospedale di Trento per il decesso della piccola Sofia Zago
Marco e Francesca, i genitori della piccola Sofia, la bambina morta di malaria a Brescia, in una foto tratta dal profilo facebook della madre. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Marco e Francesca, i genitori della piccola Sofia, la bambina morta di malaria a Brescia, in una foto tratta dal profilo facebook della madre. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

VILLORBA. C’è una svolta nel caso della bambina morta all’ospedale di Trento per malaria. La piccola Sofia Zago, che si è spenta il 4 settembre a Brescia, era figlia del villorbese Marco Zago e di Francesca Ferro. Ora la Procura di Trento ha reso noto che c'è un dipendente dell'ospedale trentino Santa Chiara indagato per omicidio colposo.

La piccola dal 16 agosto e prima del trasferimento a Brescia, era ricoverata nell’ospedale trentino, e lì le indagini avrebbero chiarito che è avvenuto il contagio. Le stesse perizie di Procura, Ministero della Salute e Azienda sanitaria di Trento erano state concordi nel ritenere che la trasmissione del virus fosse avvenuta proprio a Trento. Non a Bibione, dove la piccola era stata vista al Pronto soccorso, né all'ospedale di Portogruaro, dove la piccola fu ricoverata durante la sua vacanza a cavallo di Ferragosto per l'insorgere di un problema di diabete infantile.

«Il quadro probatorio era sufficiente per focalizzare le indagini in modo da rendere contro noti il fascicolo che inizialmente era stato aperto contro ignoti», ha riferito il Procuratore capo di Trento, Marco Gallina, che ha aperto il fascicolo della svolta. «Il passo compiuto in questi giorni intende focalizzare la vicenda storica, per poter continuare a lavorare sul caso. Siamo in una fase dell'inchiesta che coinvolge enormi profili scientifici, oltre che umani».

Il nome della persona indagata non è stato reso noto, ma è certo si tratti di un soggetto che lavora all'interno della struttura dove Sofia avrebbe dovuto essere curata.

Il caso della piccola morta di malaria aveva avuto una vasta eco nazionale e internazionale tra il 5 e 6 settembre, quando venne resa nota la circostanza della sua morte per la malattia infettiva. All’inizio era stato ipotizzato che la piccola fosse stata punta da una zanzara portatrice del virus durante la vacanza a Bibione. A rendere più inquietante il caso fu infatti la coincidente sparizione delle provette che contenevano le tracce ematiche di un prelievo eseguito su Sofia durante il ricovero avvenuto il 13 agosto scorso a Portogruaro. Intervenne l'Asl 4 con una nota in cui sottolineò che la bambina il 13 agosto venne accolta al punto di primo intervento di Bibione e poi inviata all’ospedale di Portogruaro dove venne riscontrato un esordio di diabete infantile. La mattina del 16 agosto, su richiesta dei familiari, venne trasferita all’ospedale di Trento per il prosieguo delle cure. I Nas di Treviso e gli ispettori mandati dal ministro Lorenzin all'ospedale portogruarese acquisirono la documentazione clinica sul ricovero della piccola. A Bibione, per tutta l'estate non fu rilevata alcuna traccia della zanzara Anophele, il vettore della trasmissione del virus della malaria. Si scoprì invece che a Trento altri piccoli pazienti erano affetti da malaria e che il ceppo che ha portato alla morte la piccola Sofia era lo stesso riscontrato in altri bambini. Di qui l’ipotesi del contagio all’ospedale di Trento, probabilmente per l’utilizzo di uno strumento sanitario infetto da parte di un operatore. Ipotesi che ha portato all’avviso di garanzia.

Rosario Padovano

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