Morta Devana Lavrencic, le sue lettere d’amore nel campo di Monigo

La corrispondenza con un giovane deportato nel campo di concentramento allestito alle porte di Treviso è diventata un libro pubblicato da Istresco. La storica Meneghetti: «Ha voluto presenziare alle cerimonie alla Cadorin, anche se ormai anziana»

Andrea Passerini
Devana Lavrencic con Tone Savelj a Treviso
Devana Lavrencic con Tone Savelj a Treviso

Era nata a Maribor, si è spenta a Roma, a 96 anni. Ma c’è un filo che legherà per sempre Devana Lavrencic a Treviso: dalla storia d’amore con il giovane Tone Savelj, quando questi venne deportato dai fascisti a Treviso nel campo di concentramento di Monigo (poi caserma Cadorin), nacque una corrispondenza che pubblicata da Istresco (“Come se nulla fosse accaduto”) , grazie a Amerigo Manesso, consentì di aprire una nuova luce sull’orribile pagina del regime a Treviso.

E la stessa Devana sarebbe venuta spesso alle cerimonie, compresa quelle che vide l’affissione di una targa, sul muro della caserma, a perenne memoria del dramma vissuto dagli antifascisti sloveni e croati deportati, poco meno di 20 mila (2.500 la media degli ospiti dal 1942 all’8 settembre 1943), di cui almeno 200 morti di stenti, tra cui 53 bambini.

Devana studiò poi ingegneria elettrotecnica a Torino: sarebbe entrata nel Cnen nel 1959, pioniera delle ricerche sull’uso pacifico dell’energia nucleare e del suo utilizzo nei sistemi energetici. Conosceva quattro lingue, tra cui il russo: e nel mondo oltrecortina, allora, viaggiò spesso per lavoro. Nel 1982, quando dal Cnen nacque l’Enea, divenne dirigente della società, infine addetta scientifica all’ambasciata italiana di Mosca. L’addio lunedì 12 maggio a Roma, alle 15.30, a San Lorenzo fuori le Mura.

«È stata lei a farsi viva con l’Istresco, a portare le lettere scambiate con Tone, le foto e i suoi ricordi», dice Francesca Meneghetti, docente e storica, autrice di diversi volumi per Istresco, «Ci ha permesso di avviare una nuova fase delle ricerche, ha gioito dei progressi e ha voluto presenziare alle cerimonie pubbliche alla Cadorin, anche se in età avanzata. Mi onoro di essere stata sua ospite a Roma e di aver avuto la sua amicizia, e ringrazio Amerigo Manesso per avermela fatta conoscere».

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