Morì a Berlino scambiato per spia

ODERZO. Anche Oderzo ha il suo Frederic Pryor: si chiamava Oreste Sonagere, ma non è stato fortunato come lo studente americano.
Il film “Il ponte delle spie” di Steven Spielberg, che si appresta a fare incetta di premi alla prossima notte degli Oscar narrando una storia di spie, o presunte tali, durante la guerra fredda in Germania, ha fatto tornare a galla una storia sepolta da oltre cinquant’anni.
«Sono andata a vedere il film “Il ponte delle spie” ed il personaggio dello studente accusato di spionaggio mi ha fatto venire in mente la storia di Oreste Sonagere», racconta Attilia Visentin, insegnante in pensione originaria di Oderzo che, dopo il matrimonio, si è trasferita a Verona, dove vive tutt’ora, «Oreste morì a Berlino in un momento storico molto delicato e in circostanze che non vennero mai chiarite. All’epoca ero giovane e per una serie di circostanze non prestai molta attenzione alla vicenda del mio compaesano, ma ritengo che sarebbe molto interessante ancora oggi appurare la verità dei fatti».
Oggi a Oderzo non vi sono più familiari di Sonagere. «Oreste era originario di Colfrancui, un ragazzo alto e atletico di 28 anni, che insegnava educazione fisica alle scuole medie di Oderzo», lo descrive Attilia Visentin, «Io stavo ancora studiando all’università, ma all’epoca per la scarsità di docenti mi chiesero di insegnare e lì conobbi Oreste». A distanza di 55 anni la sua morte resta ancora un mistero. «Nell’agosto 1961 Oreste partì con la sua auto insieme ad un amico, di cui non ricordo il nome, per un viaggio turistico in Germania», ricorda ancora Visentin, «Giunti a Berlino, i due entrarono nel settore orientale. Le voci dell’epoca dicevano che Oreste avesse incautamente scattato delle foto. In quei fatidici giorni, infatti, era in costruzione il muro. Oreste e l’amico furono fermati dalla polizia di Berlino Est: l’amico fu rilasciato subito ed accompagnato all’aeroporto fece ritorno in Italia immediatamente, mentre Oreste venne trattenuto per accertamenti, probabilmente in quanto aveva con sè la macchinetta fotografica».
Da allora di Oreste non si ebbe più alcuna notizia. «A distanza di oltre sei mesi, nel febbraio o marzo del 1962, la Germania restituì il corpo e l’auto di Oreste dicendo che era rimasto vittima di un incidente stradale», afferma Attilia Visentin, «Ricordo benissimo il giorno dei funerali in duomo a Oderzo in quanto partecipai insieme a tutta la scuola media e c’era tantissima gente. Nessuno sapeva veramente come era morto Oreste». L’ipotesi più accreditata è che Oreste sia morto sotto le pallottole della polizia di frontiera di Berlino Est, anche se il suo nome non risulta in alcun elenco ufficiale delle vittime del muro.
Claudia Stefani
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