Monsignor Pizzaballa nella città di Visentin

ODERZO. Di Oderzo aveva sentito parlare decine, centinaia di volte durante i 30 anni che ha trascorso in Terra Santa. Ma monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme dopo essere stato Custode di Terra Santa fra il 2004 e il 2016 (nel 2014 ha organizzato l’incontro fra il presidente israeliano Shimon Peres, l’omologo palestinese Abu Mazen e Papa Francesco), non aveva mai visitato la città in cui monsignor Visentin fondò la Scuola Apostolica da cui sono partiti alla volta della Terra Santa negli anni numerosi missionari. La città ha accolto l’arcivescovo Pizzaballa giovedì, in occasione della sua visita ufficiale alla città dal sindaco Maria Scardellato, l’assessore Lara Corte, alcuni consiglieri comunali, il consigliere regionale Pietro Dalla Libera e dalle autorità militari della città. Dopo aver ricevuto dal primo cittadino lo stemma della città, l’arcivescovo ha spiegato quale sia l’importanza di Oderzo per le missioni in Terra Santa: «Gran parte di quanto è nato in Terra Santa si deve alla Scuola Apostolica di monsignor Visentin. I missionari formatisi qui hanno costruito chiese, scuole e parrocchie nel deserto», ha detto nell’aula consiliare di Ca’ Diedo davanti ai molti presenti: «È una storia grande e preziosa. Abbiamo intestato alcune vie a Gerusalemme ai primi missionari di Oderzo, ma ora la solidarietà di sicuro continuerà in qualche altro modo», ha concluso. Dopo la cerimonia ufficiale, salutata anche dalla firma apposta sul libro d’onore dalle cariche religiose, civili e militari presenti, Pizzaballa ha visitato il Museo Eno Bellis, dove sin dal 1933 monsignor Visentin aveva aperto la scuola da cui sono partiti decine di missionari. Ecco allora che in alcuni degli studenti di allora riaffiorano i ricordi di gioventù. Nella stanza che ora ospita i mosaici di cui si fregia il Museo archeologico c’era lo studio di monsignor Visentin: «Era la “Stanza dei sospiri”, perché se il monsignore chiamava a colloquio chi entrava sapeva di aver combinato qualcosa», scherza Ilario Antoniazzi, arcivescovo di Tunisi originario di San Polo che si è formato nella Scuola di Oderzo. L’arcivescovo Pizzaballa è rimasto particolarmente colpito dai mosaici, facendosi spiegare nei dettagli il famoso “Mosaico della caccia” e chiedendo ragguagli sull’altrettanto celebre “Sepoltura del cavallo”, lo scheletro equino risalente all’epoca dei Veneti Antichi ritrovato ancora in ottimo stato di conservazione. Dopo il museo, l’arcivescovo ha visitato il Turroni, ha assistito alla presentazione del libro “Luci d’Oriente” e ha celebrato la messa in Duomo. —
N.B.
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