Mestieri, cercasi personale «I giovani non li vogliono»

TREVISO. E alla fine arrivò il tornitore: Alessandro Cecchetto, titolare dell’officina meccanica di via Molino a Montebelluna, ne cercava uno da un anno e mezzo, e l’ha trovato dopo che il suo accorato appello è finito sulle pagine della tribuna. Non è stato facile: il tornitore è uno di quei lavori che i ragazzi non sanno (o non vogliono) più fare, e allora a rispondere all’annuncio di Cecchetto è stato un 57enne con lunga esperienza nel settore, che inizierà il prossimo primo febbraio. Non di soli tornitori, tuttavia, hanno bisogno gli artigiani e le piccole imprese della Marca. Anzi. La lista dei “mestieri” con carenza di personale è lunga e variegata, e a sentire i datori di lavoro ci sarebbe un gran bisogno di scuole che diano competenze specifiche. Perché sembra impossibile, ma oggi di meccanici, sarti, panettieri, restauratori, macellai, solo per citare alcuni esempi, non se ne trovano più.
Sul banco degli imputati, secondo gli imprenditori, i giovani («Non hanno più voglia di sacrificarsi come una volta»), la scuola («Non dà più competenze tecniche»), il mercato («È cambiato tutto, bisogna avere molte più competenze di un tempo»). Tutto riassunto nella definizione di Renato Salvadori, presidente Ascom Treviso: «Sapete di cosa le aziende hanno più bisogno? Di un “meccatronico”. Un meccanico che ne capisca anche di circuiti elettrici e informatica, perché essere meccanico e basta oggi ha poco senso, nelle auto c'è una massiccia presenza dell’elettronica, bisogna essere molto preparati». E i giovani diplomati (o laureati) non lo sono? «Con le scuole professionali esiste effettivamente un problema, perché difficilmente formano figure professionali come, per esempio, macellai e addetti all’ortofrutta, questi sono mestieri che si tramandano di padre in figlio. Cerchiamo piuttosto di identificare le professioni del futuro: per questo noi di Ascom cerchiamo un collegamento continuo con le scuole per dare una formazione il più possibile aderente alle esigenze aziendali. Guardate che anche i ragionieri rischiano di andare fuori mercato: oggi devono sapere le lingue e capirne di economia e finanza internazionale».
Che manchi un po’ di collante tra la scuola e le imprese lo aveva detto anche il giorno dell’elezione, una settimana fa, il nuovo presidente di Confartigianato Treviso, Vendemiano Sartor. «Manca il ricambio professionale in alcuni settori, penso al restauro, o all’edilizia rivolta a interventi particolari, tutti casi in cui si fa fatica a trovare giovani che si approcciano al mestiere», spiega Sartor, che tra le professioni con carenza di addetti cita anche i meccanici e i manutentori di auto e mezzi pesanti. Al netto del doppio problema (formazione carente e scarso “appeal” di alcuni lavori), Sartor introduce un’altra questione: «Una volta c'era un valore aggiunto nel mondo degli artigiani: il ragazzo aveva in mente da subito di imparare un mestiere particolare per mettersi in proprio. Oggi questo stimolo non c'è più, le piccole imprese sono state trascurate, gli artigiani, anche giovani, preferiscono restare con un lavoro dipendente perché è più sicuro. Vorremmo che si invertisse questo trend, che ai giovani tornasse la voglia di rischiare. Proporrò ai miei superiori in Confartigianato di introdurre una serie di premialità, come l’esenzione dagli oneri previdenziali per i primi anni, per chi si mette in proprio».
Un altro esempio di professione in “via d’estinzione” è il sarto, tanto che Cna Treviso nei mesi scorsi aveva organizzato un corso specifico ad Asolo. «C’era stato un periodo, negli anni scorsi, in cui mancavano le orlatrici del settore calzaturiero, adesso abbiamo pensato che fosse giusto insegnare i segreti della sartoria», spiega Giuliano Rosolen, direttore Cna Treviso, «in Italia avremmo sarti e sarte molto bravi, che possono trasmettere le loro conoscenze ad altri. Anche a Pontedera, in Toscana, hanno chiesto se possiamo far conoscere meglio questa attività. Il problema riguarda diverse professioni, forse in tutte le attività i lavoratori iniziano a specializzarsi per segmenti di lavoro, quando servirebbe essere preparati a 360 gradi e saper fare (bene) anche tutto il resto».
Anche i dati di Unindustria confermano che negli annunci di lavoro a Treviso e dintorni stanno calando le richieste di posizioni amministrative e crescendo quelle per le attività pratiche (operai specializzati e manutentori soprattutto). Scorrendo le offerte del Centro per l’Impiego si nota che nel capoluogo gli annunci riguardano quasi esclusivamente attrezzisti che sappiano usare la fresa, tornitori, fresatori. E nel resto della Marca proliferano le richieste (inevase) per falegname, magazziniere, riparatore e manutentore di auto.
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