Messina: «Io e la mia famiglia non abbiamo mai avuto alcun tipo di rapporto col crimine organizzato»

Parla Nicola Messina, ingegnere e capofila dei consorzi trevigiani nel mirino.  «Faremo ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar» 
Nicola Messina, l’ingegnere cui fanno capo i consorzi colpiti da interdittiva
Nicola Messina, l’ingegnere cui fanno capo i consorzi colpiti da interdittiva

TREVISO. «Io e la mia famiglia non abbiamo alcun rapporto con la criminalità organizzata».

Sono le parole di Nicola Messina, l’ingegnere residente a Padova, che con la famiglia e alcuni collaboratori amministra i consorzi destinatari delle interdittive antimafia delle prefetture di Bologna, Padova e Treviso.

Ebg Group, Real Europe, La Marca e Lm Group, tutti riconducibili a lei…

«L’interdittiva che ha innescato tutto è quella della prefettura di Bologna, che non è però basata su prove, nemmeno su indizi. Tanto che inizialmente era stata sospesa. Le altre prefetture si sono mosse di conseguenza, ma non hanno svolto ulteriori indagini».

Interdittiva antimafia per Lm Group che sta restaurando le scuole Milani a Treviso
Lo stabile che ospita la sede del Cnsorzio Stabile Lm Group in via Alzaia e il cantiere alle scuole Elementari “Don Milani” a San Zen

Lei e la sua famiglia avete rapporti con la criminalità organizzata?

«Assolutamente no. Nessuno di noi ha nemmeno precedenti penali, tanto meno per reati a carattere mafioso. Abbiamo sempre operato nella legalità. Partecipare ad un appalto pubblico oggi significa essere sotto la lente d’ingrandimento degli enti appaltanti i controlli sono spasmodici».

Quindi tre prefetture si sono sbagliate?

«Come detto, Padova e Treviso hanno seguito l’interdittiva di Bologna. Forse i consorzi sono anche vittima di un luogo comune, avendo al loro interno del personale del Sud e aziende del Sud. Ma questo è legato al fatto che molti appalti dei consorzi sono in meridione, e avere un referente del posto è più pratico e utile. Inoltre le piccole e medie imprese hanno spesso difficoltà a partecipare agli appalti pubblici. È questione complessa, parliamo di imprese in cui il titolare spesso è anche l’operaio, e non ha la possibilità di conoscere gli aspetti tecnici di un appalto. È questo il punto di forza dei consorzi».

Ma il Tar dell’Emilia Romagna sostiene che due imprese, una di Casapesenna e una di Messina siano passate da un consorzio oggetto di interdittiva ad un altro in quel momento libero di operare, e sempre riconducibile a lei. Come se questo fosse un disegno…

«Il consorzio non ha fatto rientrare imprese oggetto di interdittiva, ma imprese al cui interno, secondo la prefettura, c’erano persone in qualche modo in contatto con l’ambiente mafioso. Ma questo la Prefettura lo sostiene per indagini condotte attraverso strumenti disposizione delle forze dell’ordine, non certo ad un consorzio che chiede la Soa (una certificazione data da un ente terzo) e la white list. Non c’erano quasi mai rapporti diretti con le imprese».

E come entravano a fare parte del consorzio?

«Venivano scelte in base alla certificazione e al tipo di lavoro che svolgevano. Venivano contattate dal commerciale sulla base di questi presupposti. Addirittura i contratti venivano firmata digitalmente, non c’erano contatti con i rappresentanti legali delle imprese».

Il Tar punta il dito anche contro la rete familiare che amministra i Consorzi e la Service & Consulting…

«Intanto quest’ultima non è oggetto di alcun provvedimento. È assolutamente normale che nella piccola e media impresa molti amministratori siano familiari. In Italia è una forma tipica».

Quali sono i rapporti con Valeria Cacciolato?

«È una persona di fiducia. Lavora con noi da tanto tempo».

Impugnerete le interdittive?

«Penso di si, al Consiglio di Stato. A fronte dei provvedimenti notificati sono stato costretto a interrompere la mia attività imprenditoriale pur fermamente dichiarandomi estraneo ad attività contrarie al codice etico di legalità». —

 

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