Meschio, il no del Comune a due nuove centraline

VITTORIO VENETO. «Basta centraline lungo il Meschio. Questo è un fiume martirizzato». Giuseppe Costa, assessore all'ambiente, lo ha detto chiaro e tondo nella recente conferenza al Genio Civile di...

VITTORIO VENETO. «Basta centraline lungo il Meschio. Questo è un fiume martirizzato». Giuseppe Costa, assessore all'ambiente, lo ha detto chiaro e tondo nella recente conferenza al Genio Civile di Treviso, davanti ai tecnici dei vari enti che dovevano pronunciarsi sul rilascio dell'autorizzazione a due società private, la Serica e Hpe, per due impianti, uno in località Mulini a San Giacomo, l'altro in centro città, vicino all'ex Carnielli. Rotondo il no del rappresentante della giunta Tonon. Un no che arriva negli stessi giorni in cui un gruppo di studenti dello Iuav di Venezia è approdato in riva al fiume vittoriese per studiarlo in tutti i suoi aspetti, dalla storia all'attualità, passando per le varie forme di sfruttamento. Lo studio si concretizzerà nelle prossime settimane, con tanto di rilievi, e verrà pubblicato, tra l'altro con la consegna dei materiali al Comune se vorrà raccogliere i suggerimenti degli studiosi. «E' un approfondimento provvidenziale - anticipa Costa -, aspetto gli studenti per parlarne, perché il Meschio è davvero a rischio ed ha urgenza di forme di protezione specifica». Con stupore, come lui stesso ammette, Costa è venuto a sapere che lungo l'asta del fiume ci sono ben 90 derivazioni d'acqua, per la maggior parte di uso agricolo, e le centraline idroelettriche per la produzione di energia sono 35. Il Meschio è uno dei fiumi più corti d'Italia. Le sorgenti sono in Val Lapisina e a Sacile il Meschio confluisce nel Livenza. «Nei prossimi giorni avrò un incontro al Genio civile di Treviso - annuncia l'assessore - per affrontare uno dei tanti problemi di questo ipersfruttamento: alle spalle della chiesa di Meschio, tra due salti d'acqua per altrettanti impianti idroelettrici, si è formato uno stagno per cui protestano i residenti. La puzza è insopportabile e lo spettacolo è ripugnante. Bisogna, insomma, ridare linfa al corso d'acqua». La contrarietà alle nuove strutture è stata spiegata dall'assessore perché in località Mulini si pone un'esigenza di bonifica di una situazione di disequilibrio ambientale che sarebbe aggravata da una nuova centralina. Nei pressi dell'ex Carnielli si ha un problema analogo. Vicino al fiume partirà a giorni il monitoraggio per verificare se il cromo esavalente, un tempo usato per la lavorazione delle biciclette, permane nelle falde freatiche. Costruirci nei pressi un impianto - ha spiegato Costa - sarebbe davvero un controsenso. «I ricercatori dello Iuav li aspettiamo a braccia aperte - conclude l'assessore - perché capiremo dai loro approfondimenti quali sono le condizioni di salute del nostro fiume e, soprattutto, quale cura consigliano». (f.d.m.)

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso