Maxi traffico illegale di Rolex. Romano, salta il patteggiamento

Pena da riformulare per il gioielliere trevigiano, la figlia e il finanziere accusati Confisca di 8 milioni di euro solidale tra i vari indagati, mercoledì altra udienza 
In foto Romano, al centro, con i figli Giulia e Pietro, indagati con l’accusa di contrabbando di Rolex
In foto Romano, al centro, con i figli Giulia e Pietro, indagati con l’accusa di contrabbando di Rolex

BREDA DI PIAVE.

Semaforo rosso sulla richiesta di patteggiamento del gioielliere trevigiano Vito Romano e pena da riformulare. Esito identico per la figlia, Giulia Romano, e per il finanziere Nicola Rosa. Accolto, invece, il patteggiamento a un anno e dieci mesi per il figlio Pietro, e per il gioielliere napoletano Luca Silvestri. A cui aggiungere la confisca solidale tra i vari indagati di 8 milioni di euro. Dopo l’udienza di ieri, bisognerà aspettare mercoledì prossimo per capire se andrà a processo o se viceversa si concluderà con i patteggiamenti la vicenda che vede coinvolta la famiglia di gioiellieri trevigiani insieme a un finanziere in servizio all’aeroporto di Tessera, a Venezia, e a un poliziotto a Fiumicino.

Secondo l’accusa, hanno importato illegalmente per anni migliaia di Rolex, comprandoli ad Hong Kong, facendoli entrare in Italia grazie alla compiacenza di due pubblici ufficiali. Così hanno sbaragliato con prezzi appetibili la concorrenza, insospettito la stessa casa madre Rolex, ma soprattutto evaso l’Iva - secondo i calcoli della Guardia di finanza - per almeno 3 milioni di euro. Le difese avevano raggiunto un accordo con il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e la pm Elisabetta Spigarelli, ma dalla giudice per le udienze preliminari Francesca Zancan è arrivato uno stop.

Gli accordi tra Procura e difese prevedono una pena a 2 anni e 6 mesi per il gioielliere trevigiano Vito Romano, a un anno e 10 mesi per il figlio Pietro e 7 mesi per la giovanissima figlia Giulia, che il padre aveva coinvolto nei viaggi di trolley che uscivano dall’Italia imbottiti di contanti e rientravano zeppi di Rolex, 250-350 a volta (avvocato Maurizio Paniz, per Vito Romano insieme all’avvocata Alessandra Plateo); 2 anni e 4 la pena proposta per il gioielliere napoletano Luca Silvestri. Due anni quella per Nicola Rosa, il finanziere “tuttofare” residente a Favaro Veneto, difeso dall’avvocato Alessandro Rampinelli: per far chiudere tutti e due gli occhi al militare di servizio alla dogana dell’aeroporto Marco polo, i gioiellieri lo pagavano (è l’accusa) mille euro per ogni viaggio, saliti poi a 1.600 negli ultimi anni.

Per Vito Romano il tribunale di Venezia non ha accettato la riduzione massima per le attenuanti legate alla collaborazione perché, in fase di interrogatorio, non avrebbe raccontato la verità sui soldi ricavati dallo smercio di Rolex (circa 8 milioni), dato confermato anche da un’intercettazione. Per il finanziere Nicola Rosa, sospeso dal servizio, era stata concordata una pena inferiore a quella del gioielliere, considerata insufficiente dal tribunale poiché ricopriva il ruolo di pubblico ufficiale. Posizione stralciata, infine, per la figlia Giulia dal momento che la pena pecuniaria era stata frutto di un calcolo sbagliato. Mercoledì prossimo se ne saprà di più. —



© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso