Maxi-furto di termosifoni In manette un pensionato

C’è un 66enne di Roncade nella gang che ha assaltato un’ex caserma a San Donà I carabinieri hanno arrestato tre complici dopo esser stati avvisati da un passante
Di Galliano Pillon

RONCADE. C’è anche un pensionato di Roncade nella banda arrestata e già condannata per furto di termosifoni in un ex caserma. Erano entrati nella ex caserma “Tombolan – Fava” dell’Esercito, a San Donà di Piave, e stavano caricando a bordo di un furgone i radiatori di ghisa che avevano rubato poco prima. Non avevano fatto però i conti con il senso civico di un cittadino e la prontezza di intervento dei carabinieri, che hanno sorpreso con le mani nel sacco tre individui e li hanno arrestati. Erano circa le 11.30 dell’8 marzo quando alla centrale operativa della compagnia dei Carabinieri di San Donà di Piave è arrivata la telefonata di un cittadino che aveva visto un furgone varcare il cancello di ingresso della ex caserma di via Calnova di San Donà. L’operatore che ha ricevuto la telefonata ha inviato tempestivamente sul luogo una pattuglia del nucleo operativo e radiomobile. I militari, appena giunti sul posto, hanno subito notato un furgone Ford Transit fermo davanti ad uno degli edifici, e tre individui che stavano affannosamente caricando alcuni termosifoni di ghisa che avevano prelevato dall’interno del fabbricato. I tre uomini sono stati fermati e trasportati negli uffici di via Carbonera. si tratta di Filippo Fuin, 44enne di Venezia, Marco Braidic, 33enne di Mestre e Luciano Mutta, 66enne di Roncade. Tutti e tre sono stati arrestati poiché colti nella flagranza del reato di furto aggravato in concorso e quindi trattenuti nelle camere di sicurezza della compagnia dei carabinieri fino a ieri mattina, quando sono comparsi davanti al giudice ed al pubblico ministero nell’udienza in cui si è proceduto con il rito direttissimo, nelle aule del Tribunale di Mestre. I tre sono stati condannati alla pena di un anno e tre mesi di reclusione, nonché alla multa di 400 euro ciascuno. Uno di loro è stato quindi liberato, mentre per due di loro è stata disposta l’applicazione degli arresti domiciliari. Si conclude cosi una vicenda che costituisce uno dei tanti episodi in cui la collaborazione tra i cittadini e l’Arma dei Carabinieri.

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