Maxi équipe di chirurghi di Treviso ripara il fegato spezzato a metà

TREVISO. Un drammatico incidente stradale, un impatto così forte da spezzare il fegato dell’uomo alla guida, la corsa al Ca’ Foncello e la gara contro il tempo per riparare l’organo gravemente lesionato. «Per salvare il paziente sono scesi in campo tutti gli specialisti del nostro ospedale. La situazione che ci siamo trovati di fronte era drammatica: un fegato letteralmente aperto a metà dopo il trauma da schiacciamento», sottolinea il professor Giacomo Zanus, direttore della IV Chirurgia della struttura sanitaria di Treviso, che ha seguito il 40enne incidentato fin dai primi istanti.
Una sfida che delinea le nuove frontiere della medicina, impegnata su molti fronti: dare risposte sempre più efficaci ai casi chirurgici complessi, ma anche affinare le tecniche per fronteggiare le patologie che sorgono in età avanzata. La ricostruzione del fegato del giovane dopo il rovinoso schianto è un evento destinato a fare scuola: il caso è stato presentato all’ultimo meeting aziendale dell’Usl 2 e la notizia è giunta fino a Padova, lo scorso venerdì, in occasione del convegno della Società Triveneta di Chirurgia.
LAVORO DI SQUADRA. Gli interventi ai quali si è sottoposta la giovane vittima di incidente e i brillanti risultati conseguiti dal team trevigiano sono il frutto di un lavoro di squadra. «Abbiamo chiamato in causa tutte le professionalità dell’ospedale di Treviso, che è un centro hub in cui la sinergia con l’Università di Padova rappresenta una risorsa», sottolinea il professor Zanus, «per affrontare il grave quadro clinico c’è stato un coinvolgimento a 360° di tutte le professionalità della struttura».
Al Pronto soccorso hanno inquadrato il problema, poi sono entrati in scena gli anestesisti per gestire il sanguinamento e mantenere l’emodinamica del malato, a seguire il radiologo per fare l’embolizzazione e chiudere i vasi sanguigni che provocavano l’emorragia. All’équipe di IV Chirurgia il compito più delicato: riparare il fegato. È stato come intervenire su un tessuto strappato, togliendo le parti “morte” e preservando quelle sane.
Una procedura ad altissima complessità che ha richiesto l’impiego di strumentazioni particolari che l’azienda sanitaria ha messo a disposizione del reparto. «Sono intervenuto su tutti i segmenti del fegato. Ho fatto una serie di resezioni per asportare le porzioni devascolarizzate presenti, ho eseguito delle cuciture per ripristinare i vasi sanguigni e le vie biliari. E poi, in qualche modo, il fegato è meraviglioso perché si rigenera ed anche in questo caso ha recuperato la sua funzionalità» evidenzia il professor Zanus. Il paziente trevigiano, dopo il maxi intervento eseguito dalle equipe del Ca’ Foncello, è fuori pericolo e sta bene.
IL POST-INTERVENTO. Dopo la fase acuta, il decorso post-operatorio ha rappresentato una seconda sfida per i medici del Ca’ Foncello, impegnati a evitare le complicanze. Una su tutte, il cosiddetto “pianto biliare” delle perdite che segnalano la sofferenza di bile e pancreas. «Gli endoscopisti hanno inserito dei drenaggi particolari per le perdite biliari e pancreatiche», evidenzia il primario di IV Chirurgia.
Costante il confronto con l’infettivologo Pier Giorgio Scotton e con il primario Roberto Rigoli della Microbiologia per mettere a punto la terapia antibiotica più efficace a evitare infezioni batteriche. Preziosa, infine, la collaborazione del laboratorista per gli esami sul paziente, dei medici di Anatomia Patologica e dei colleghi della Radiologia per valutare la ripresa del fegato.
LE PROSPETTIVE. L’uomo salvato dall’équipe trevigiana sta riprendendo gradualmente la quotidianità di sempre. Il suo fegato, grazie al pronto intervento dei medici del Ca’ Foncello, è stato preservato senza bisogno di ricorrere al trapianto, e ora si sta a poco a poco “autoriparando”.
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