“Martin” l’eremita che vive nel paradiso terrestre

In questa tristissima primavera per un mondo travolto dalla pandemia del Coronavirus, miliardi di persone in tutti i continenti hanno dovuto modificare il modo di vivere, le abitudini, perdendo la libertà di muoversi, lavorare e coltivare affetti e passioni. Adesso che, finalmente, un po’ di luce si vede oltre al tunnel, in tantissimi cercano di risollevarsi e di riprendersi dalla batosta economica patita.
A Salgareda, a pochissime centinaia di metri dal centro storico, risiede una persona molto particolare, forse unica, che di questo sconquasso generale non si è quasi accorto. Per lui nulla è cambiato. Bruno Scudeller, detto “Martin”, 67 anni ben portati, in questi mesi complicatissimi ha continuato a vivere, come ha sempre fatto, lontano dalla vicissitudini del mondo, completamente immerso nella natura ed a contatto diretto con centinaia di animali di svariate specie sia domestiche, che selvatiche. Da sempre agricoltore ed allevatore abiura la tecnologia, la vita mondana, le città soffocate dallo smog e dalle luci artificiali, prigioniere di un traffico caotico. Bruno non frequenta nemmeno bar, trattorie o ristoranti, neppure le sagre paesane, figurarsi i cinema e i teatri. Non va in vacanza, né al mare o in montagna, né in Italia o all’estero; non è mai salito su aerei, treni o metropolitane. A dire la verità non possiede nemmeno l’automobile o la bicicletta e quando si muove per andare in paese ad acquistare il pane lo fa rigorosamente a piedi. Vive da solo, nel più assoluto isolamento. Non si è mai sposato e abita in una vecchia casa contadina sprovvista di termosifone, televisione, lavatrice e di qualsiasi altro elettrodomestico.
Tutto intorno regna una campagna, quasi selvaggia, di 25 ettari, caratterizzata da prati, boschetti e siepi alberate. Ogni coltivazione viene effettuata con tecniche naturali, come si faceva un paio di secoli fa. In tutta questa vasta area, che ha l’aspetto di un luogo paradisiaco, sono stati infatti banditi concimi chimici, diserbanti e prodotti fitosanitari. Ovunque, in particolare nella stalla, si sentono odori antichi. Qui vivono, nella massima quiete, molte specie di animali selvatici come rane, rospi, ramarri, ricci, tassi e faine, oltre ad un’infinità di uccelli.
«Di notte – racconta Bruno – dormo con finestre e balconi aperti e mi addormento accompagnato dal canto di svariati usignoli, intervallato dal verso dei rapaci notturni, quali civetta e gufo. All’alba il cinguettio contemporaneo di centinaia e centinaia di uccelli crea un frastuono fantastico, molto più imponente di quello che si può sentire a qualsiasi sagra degli osei».
Nel podere di Bruno svolazza un po’ di tutto: compresi falchi e poiane, dai picchi alle cutrettole, dai verdoni ai codibugnoli, dal picchio verde a quello rosso e, sporadicamente, anche dei magnifici rarissimi uccelli colorati come il maschio del rigogolo che è giallo, il gruccione che è una sorta di arcobaleno e il martin pescatore dall’inconfondibile piumaggio turchino. «Molte di queste specie – precisa Bruno – da me nidificano. Nella stalla c’è una moltitudine di rondini come era, una volta, nella tradizione trevigiana e da un paio di mesi sono arrivate le upupe e perfino gli assoli, civette nane».
A far compagnia a Bruno ci sono anche tantissimi animali domestici tra cui un paio di cani bastardini e una infinità di volatili da cortile. «Avrò più di un centinaio tra galli e galline – puntualizza – e una ventina di germani reali. Libera nei prati vive anche una numerosa famiglia di conigli, ma la specie a cui tengo di più è quella dei pavoni, una decina di coppie con i maschi che fanno con la coda una ruota che sembra un caleidoscopio».
A completare questa sorta di Arca di Noè ci sono, pure, tantissime lepri e fagiani. «E guai se qualcuno osa entrare con il fucile. Se succede mi arrabbio moltissimo. Io per molti anni sono stato cacciatore, ma adesso voglio vedere gli animali vivi e liberi di muoversi come vogliono. In stalla ho una vacca incrociata con la razza Bruna Alpina di 23 anni che lascio sempre slegata e che può andare dove vuole. Mi fa compagnia e la sua presenza mi da tanta serenità».
Quindi tutto bene? “No! – ripete per tre volte – il mio grande cruccio sono le volpi. Quelle proprio non le sopporto. Da qualche anno sono troppe e sono diventate la mia ossessione. Arrivano di notte e molto spesso riescono a predarmi conigli e pollame. In questo periodo ho tante galline e femmine di pavone che stanno covando tra l’erba e loro ne approfittano per ammazzarle».
Bruno Scudeller non parla di Coronavirus, tanto meno di politica o di crisi economica. Non gli interessano i Decreti ministeriali e le ordinanze regionali; se ne infischia dei politici, unica eccezione il sindaco «ma solo perché è un veterinario e per giunta è anche simpatico».
Naturalmente non sa cosa siano le mascherine e i disinfettanti, prodotti tanto richiesti. Non ha chiesto aiuti economici a nessuno. «Sono molti anni che non presento alcuna domanda per percepire i contributi agricoli distribuiti dalla Comunità Europea. I soldi non mi servono. Mangio poco e la natura mi dà sempre il sufficiente per vivere. Per me sono sufficienti latte, uova, frutta, verdure ed erbe di campo. Tutto il resto non mi interessa».
Ma come ha vissuto questi tre mesi di quarantena? Ha avuto paura di ammalarsi a causa del virus? «Non mi sono accorto di nulla – ribatte – per me non è cambiato niente. Ho continuato a svegliarmi all’alba, ho accudito i miei animali, ho visto pochissimi esseri umani, ma mi sono goduto la quiete della natura e il cambiamento della stagione. L’unica particolarità che ho rilevato questa primavera è stata una migrazione imponente di tante specie di uccelli e una loro riproduzione straordinaria». E come dorme questo curioso personaggio? «Vado a letto al tramonto del sole stanco e soddisfatto. Sempre però con un occhio aperto per non farmi fregare dalla volpe».
E così mentre il mondo intero cerca di vincere la guerra con il Coronavirus, nella campagna di Salgareda si perpetua una sfida antica che per secoli ha contrapposto il contadino all’astuto carnivoro dalla pelliccia rossiccia e dalla lunga coda «A volte – conclude Bruno - vince lei, altre volte vinco io». —
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