Marta salvata tra i rottami L’hanno aiutata due angeli

Nell’incidente in cui ha perso la vita Moreno Pian la figlioletta è stata miracolata Due passanti si sono trasformati in soccorritori e l’hanno estratta dalle lamiere
Di Rubina Bon

VILLORBA. Marta Pian, dieci mesi appena di vita, deve la vita al sangue freddo e alla prontezza di spirito di due soccorritori che domenica mattina l'hanno estratta dalle lamiere della Peugeot 206 in cui viaggiava con papà Moreno, morto poche ore dopo lo schianto, e mamma Florentina. Quando Nicola Stecca, 42 anni di Silea, e un ingegnere trevigiano di 45 anni, D.S., hanno visto l'auto della famiglia di Lancenigo completamente distrutta sulla rampa di accesso all'autostrada, al casello di Treviso Nord, dopo essersi schiantata con un tir finito nella scarpata, non hanno perso un minuto per entrare in azione. «Ero fermo al casello con la moto assieme a un amico. La Peugeot della famiglia era più avanti di me. All'improvviso, all'altezza della curva, ho sentito il botto e visto il fumo», racconta Nicola Stecca, «mi sono avvicinato: l'auto era distrutta, il padre era incastrato tra l'airbag e il motore. La madre era stesa sul sedile dietro, con il braccio sopra l'ovetto su cui era adagiata la bambina». «Una scena spettrale, irreale», conferma l'ingegnere, giunto in auto sulla rampa d'ingresso di Treviso Nord pochi istanti dopo lo schianto. Moreno Pian e la moglie, sposata solo una settimana fa, erano in stato di incoscienza nell'abitacolo. Impossibile cercare di soccorrerli senza rischiare di commettere errori. La piccolina, invece, con i suoi strilli, sembrava chiedere aiuto. «Quando vedi situazioni di questo genere, non ti rendi conto di cosa fai, agisci e basta», prosegue Stecca, «abbiamo aperto la porta posteriore della Peugeot e tirato fuori l'ovetto», racconta D.S., «la piccola piangeva ma non pareva ferita, abbiamo messo il seggiolino al sicuro nella nostra auto, poi la bimba è stata affidata a due signore prima dell'arrivo dell'ambulanza». La piccola Marta, nello schianto in cui ha perso la vita il padre, è rimasta invece pressoché illesa. A salvarle la vita, l'ovetto in cui era stata adeguatamente adagiata dai genitori. Negli stessi istanti in cui i due soccorritori estraevano Marta dall'auto, il fratello di D.S. è sceso nella scarpata per verificare le condizioni del camionista. «Era sotto shock, non si reggeva sulle gambe, non era capace di risalire la scarpata», spiega l'ingegnere, «diceva che si era visto all'improvviso l'auto venire addosso: ha fatto i fari, ha suonato. Ma non c'è stato niente da fare. E anche lui ha rischiato di morire, diceva, se solo il camion fosse stato carico di ghiaia». E se l’auto si fosse incendiata e fosse eplosa? «In certi momenti non ti preoccupi della tua vita, ma di poter salvare quella degli altri», ha scritto ieri Nicola Stecca su Facebook, riflettendo su questa esperienza.

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