Marotto: «Dono le protesi a chi ne ha bisogno» e crea una bici speciale per un bimbo di 3 anni

L’artigiano, mago degli ausilii per i disabili, vara un progetto con “Veneti schiacciati dalla crisi”: tutti hanno diritto a una vita normale 

Il circolo del bene invita le persone che hanno ricevuto molto dalla vita a “restituire”, donando il proprio tempo e la propria creatività per aiutare gli altri. Capita però che ci siano spiriti elevati, eroi quotidiani, personalità eccelse, che non solo non hanno ricevuto del bene, ma hanno davvero passato le pene dell’inferno e, nonostante tutto, una volta usciti dalle fiamme, hanno come primo desiderio quello di portare luce al mondo.

Come Fulvio Marotto, meccanico trevigiano, gran viveur, amante degli sport, delle donne e dello stare in compagnia, dalla battuta sempre pronta e con l’argento vivo addosso fin da bambino. A un certo punto, proprio sul più bello, a 33 anni, nel cuore della sua esistenza, il destino lo mette alla prova, gli toglie gambe e dita per un’infezione da streptococco: la stessa malattia di Bebe Vio.

Sparvoli Villorba Fulvio Marotto e le sue protesi agenzia fotografica foto film
Sparvoli Villorba Fulvio Marotto e le sue protesi agenzia fotografica foto film


Avrebbe potuto lasciarsi andare, e ne avrebbe avuto ragione, ma la voglia di vivere ha vinto sul destino e gli ha dato la forza di superare ogni ostacolo, collezionando nei suoi cinquant’anni, un primato dietro l’altro: è sua la prima patente per la moto data ad uomo senz’arti inferiori e senza mani , è stato lui il primo maratoneta ad aver percorso 42 chilometri e 195 metri con protesi sui pattini, così come il meccanismo e la dinamica per sciare nelle sue condizioni.

Tutte sue invenzioni. Marotto allora decide di entrare nel “circolo del bene” e restituire al mondo l’energia ricevuta per andare avanti, donando il suo talento e il suo ingegno ai piccoli, quelli che soffrono di più, quelli che meritano una seconda possibilità: costruirà protesi da regalare a bambini e ragazzi che non se le possono permettere.

«Era un’idea che avrei voluto sviluppare con Pistorius, campione dedito alle cause sociali, che mi contattò una decina di anni fa», svela Marotto, «ma dopo il suo crimine (l’assassinio della fidanzata ndr) non ci siamo più sentiti. Oggi ho richieste di mie protesi persino dagli Usa: pur non essendo un ingegnere, ma un semplice meccanico, ho potuto però provare su me stesso i prototipi da me creati, testando in prima persona ogni invenzione e trovando le soluzioni migliori».

Soluzioni che negli anni sono state oggetto di controversie per i brevetti, trattate anche da trasmissioni d’inchiesta come “Le Iene”, a difesa delle invenzioni non riconosciute al meccanico trevigiano, che però non si è arreso e continua a sperimentare nuove strategie per migliorare la qualità della vita dei disabili.

«Con la crisi economica dovuta alla pandemia le persone si sono impoverite». continua Marotto ,«e allora ho deciso di fare la mia parte, costruendo gratuitamente protesi e altri strumenti per la mobilità. Ad esempio una piccola bici su misura per un bambino di 3 anni, che ha le gambe di diversa lunghezza: nessuno credeva potesse farlo, invece ora può farsi un bel giro anche lui come tutti gli altri. Questa iniziativa di solidarietà è nata dalla collaborazione con l’associazione “Veneti schiacciati dalla crisi”, cui le persone possono rivolgersi se hanno bisogno del mio servizio».

L’ente benefico presieduto da Mirella Tuzzato, ha infatti messo a disposizione di Marotto un’ala della propia sede, a ant’Artemio a Treviso, dove il meccanico può fare ricerca e sviluppo sulle protesi da donare. «Penso che Fulvio sia un genio della disabilità», dice Tuzzato,«e il suo talento è uscito per una malattia che gli ha tolto molto, ma lo ha anche reso un uomo diverso da quello che era, che oggi dobbiamo ascoltare e supportare nella sua causa. Se le richieste fossero molte, sosterremo la gratuità delle protesi anche con i fondi dell’associazione, perché l’iniziativa si collega con i progetti dei parchi inclusivi per disabili da noi promossi. Per noi non ci devono essere bambini di serie A e bambini di serie B, tutti devono potersi divertire allo stesso modo, correre in bici, andare sui pattini, come fa Fulvio».

Inclusione e autonomia sono i due pilastri su cui si fondano il progetto e la straordinaria forza di volontà di chi lo porta avanti. «So quant’è importante per una persona cosiddetta disabile essere indipendente», conclude Marotto, «Prima dell’infezione facevo motocross, sciavo, andavo a cavallo, e ho strenuamente lottato per riavere una vita normale, a cui tutti hanno dirritto. L’unica differenza per me è che prima le donne mi correvano dietro, mentre ora sono io che corro dietro a loro: ma in ogni caso l’importante è correre». —



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