Marcon in ginocchio: protesta in municipio
Rabbia dei 50 dipendenti che accusano De Zen. I titolari: «La Regione ci deve aiutare»

Sotto il titolari dell’azienda Lelio e Bruno Marcon assieme al dipendente Luigi Battilana (in mezzo). A destra l’ingresso dello stabilimento a Maser
MASER.
Rabbia e delusione. I dipendenti della Marcon si infuriano dopo la sentenza del Tar che annulla oltre all'ampliamento anche l'attività dello stabilimento di Maser. «Protesteremo in Comune, andiamo a mangiare a casa del sindaco», manifestano i lavoratori. Sul piede di guerra il titolare, Bruno Marcon: «Ora la Regione ci dia una mano».
Rabbia tra i dipendenti del centro smaltimento rifiuti di via Rizzi. Dopo la sentenza del Tar che blocca i lavori per l'ampliamento, l'attività di Bruno Marcon è stata messa in ginocchio. «Ci saranno grosse conseguenze ambientali - dichiara - nel momento in cui ci arriverà la notifica 6 mila ditte fornite da noi si ritroveranno invase dai rifiuti». La sentenza del Tar annulla l'attività senza specificare il blocco dei lavori di ampliamento. Lavori che ad oggi sono stati già terminati. Due enormi capannoni con tanto di macchinari già predisposti per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti - il tutto per un valore di oltre 5 milioni di euro - bloccati da un cavillo burocratico. «Siamo stati messi in ginocchio - spiega il titolare - con noi anche 50 famiglie rischiano di restare senza lavoro: questa è la conseguenza della presa di posizione del sindaco leghista De Zen e della sua amministrazione che non ha mai verificato la realtà del mio stabilimento». Sul piede di guerra i dipendenti, che minacciano un sit-in Comune se la ditta Marcon dovesse chiudere i battenti. «Andrò direttamente in Comune - dice il dipendente Luigi Battilana, 39 anni - devo mantenere la mia famiglia, pagare un mutuo e le spese come tutti e in tempi di crisi come questa è difficile trovare un altro lavoro. Se dovesse succedere sarà il sindaco che dovrà trovarmi un nuovo lavoro, e non andrò via dal municipio fino a quando non lo troverà o mi passerà un sussidio». Rabbia e sconcerto tra i lavoratori che al più presto saranno informati dallo stesso titolare delle conseguenze della sentenza e ai rischi a cui potranno andare incontro. «Sono già pronto ad andare nell'ufficio del sindaco - dice un altro dipendente - trovo assurda tutta questa situazione. L'ampliamento era stato fatto per migliorare lo stabilimento eliminando gli odori e i rumori invece ora si parla di chiudere il centro smaltimento rifiuti. Il sindaco? Che me lo trovi lui un nuovo posto di lavoro». La delusione cresce tra i dipendenti ma anche per i tre fratelli Marcon che vedono oltre 20 anni di attività sull'orlo del fallimento. «Nelle prossime ore abbiamo già fissato un appuntamento in Regione - dichiara Bruno Marcon - hanno capito che è un problema molto delicato e speriamo che in qualche modo possano venire incontro alle nostre richieste». Nel migliore dei casi se la Regione dovesse concedere un'autorizzazione provvisoria alla ditta Marcon per far ripartire l'attività poi ci vorranno altri due anni, secondo l'iter burocratico, per concessioni e per far ripartire il procedimento per l'ampliamento. Intanto va avanti il ricorso che la Marcon ha presentato al Tar contro il Comune per la costruzione di un piazzale, per il quale non avevano concesso l'autorizzazione, adiacente allo stabilimento.
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