«Mammografie, ci saranno problemi legali»

Spaliviero: senza la doppia lettura i rischi aumentano, l’Usl 9 dovrebbe ripensare la procedura

«Sulle mammografie l’Usl 9 dovrebbe rimeditare il tutto». A dirlo è Bernardino Spaliviero, ex radiologo all’ospedale di Castelfranco e ora medico del settore della diagnostica per immagini della clinica di Monastier. Lo specialista punta il dito contro l’azienda sanitaria di Treviso che, nei mesi scorsi, ha proposto alle donne di cambiare l’esame clinico strumentale al seno (mammografia più ecografia, prescritto dal loro medico di base) con una mammografia a doppia lettura.

Giovedì il direttore sanitario dell’Usl 9 Pier Paolo Faronato, nell’audizione in commissione sociale con i consiglieri comunali di Treviso, ha rassicurato sull’efficacia della procedura, impegnandosi però a cambiare la liberatoria che viene fatta firmare alle donne, rendendola più precisa. Ma l’azienda non tornerà indietro sui suoi passi. La mammografia a doppia lettura da parte di due medici distinti è considerata infatti il primo esame di base efficace e consigliato dalle linee guida. In caso venissero rilevate anomalie si procede con l’ecografia. Questo però fa arricciare il naso a qualcuno. «Il doppio consulto riduce gli errori di lettura da parte dei medici», spiega Spaliviero, «ma non supera i limiti tecnici dell’esame. Nei seni densi in particolare il tumore è più aggressivo, più veloce ed è più difficile da diagnosticare. In questi casi, la capacità da parte della sola mammografia di diagnosticare precocemente un tumore è limitata. Così poi si contravviene alla prescrizione del medico di base. Una forzatura che potrebbe avere ripercussioni legali». Spaliviero poi aggiunge: «Capisco che ci siano problemi di bilancio», continua il medico, «ma bisogna stare attenti. In Italia nessuno ha adottato questa procedura».

Titubante anche Cosimo Di Maggio, ordinario di Radiologia all’università di Padova ed ex direttore dell’unità di senologia dell’istituto oncologico veneto, considerato il “padre” della senologia in Italia. Anche Di Maggio mette in rilievo il problema delle donne con seno denso: «La possibilità di rilevare un problema si può ridurre del 30% e del 40%, dipende dall’esperienza del radiologo», dice, «Lo sappiamo che un’azienda sanitaria non può fare miracoli in questi tempi di crisi e che servono più radiologi per le prestazioni, ma dobbiamo comunicare bene alle donne e dire loro di stare attente. Sappiamo poi che curare un tumore in fase avanzata costa di più che curarlo prima». (l.c.)

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