Malori e malumori davanti a farmacie e studi medici di Treviso

TREVISO. Le campane suonano a mezzogiorno, la temperatura supera i 30 gradi. Elevata l’umidità, sono i giorni più caldi dell’anno. Eppure, davanti alla farmacia di Santa Maria del Rovere, ci sono cinque clienti in coda.
E non passa inosservata una signora, con tanto di carrello della spesa, alle soglie degli 85 anni. Si contendono la poca ombra che c’è, ma la mascherina rende l’attesa ancor più snervante. «A questo problema il politico non pensa, non ne ho mai visto uno in coda. Ormai siamo sudditi più che cittadini», sbotta un residente del quartiere, sulla settantina. «Al pomeriggio quel pizzico d’ombra svanisce. È durissima aspettare con questo caldo, dovrebbero pensare a qualche protezione», s’arrabbia Sonia, cliente sulla quarantina.
Ma l’istantanea colta in via Ellero non è dissimile da quelle che si potrebbero scovare all’esterno di altre farmacie, specie del centro. Con l’impennarsi delle temperature, le nome anti-Covid del distanziamento sociale stanno creando pesanti disagi. Specie a chi è anziano, che un’attesa sotto la canicola la soffre di più.
Ma alla Tribuna giungono segnalazioni legate pure agli ambulatori dei medici di base. È il caso di uno studio di Santa Bona, dove ieri in tarda mattinata abbiamo notato più di qualche paziente costretto ad attendere il turno sotto il solleone. Un disagio dettato probabilmente dagli spazi angusti dell’ambulatorio, di certo non l’unica situazione critica rilevata in provincia.
L’impressione, raccogliendo pareri e riflessioni, è che la pazienza dei…pazienti sia a livelli di guardia. Malumore, ma anche forti preoccupazioni. L’arrivo del caldo torrido dovrebbe suggerire una soluzione in tempi rapidi: un gazebo o una struttura temporanea, valutando un intervento più urgente laddove non ci siano porticati in soccorso. Senza scordare le solite raccomandazioni: i soggetti più deboli evitino di uscire nelle ore più calde.
Tornando alla coda della farmacia di via Ellero, i clienti non fanno giri di parole. Come Anna Maria Sartorelli, 85 anni a fine ottobre: «Pesante attendere fuori con il sole e la mascherina», sospira. A pochi metri, l’eliminacode di colore rosso, che un tempo associavi solo ai market. Sonia Maresca s’inserisce: «Servirebbero tettoie e panchine, specie per gli anziani. Come fanno a rimanere a lungo in piedi con questo caldo? ».
Poco più in là, ecco un altro cliente con la moglie. Ed è sul piede di guerra: «Non è giusto restare fuori al sole per tanto tempo, considerando che in farmacia ci va di solito chi sta poco bene... Un problema cui il politico dovrebbe pensare, invece ormai siamo relegati a sudditi. E non c’è solo il caldo. Pensate a quando piove e fuori non trovi manco una tettoia».
Logistica e fasce orarie sono variabili da tenere in conto, ma basta interpellare poche persone per avere il polso della situazione. A Santa Bona, incontriamo Paola Pivato. Sua mamma, ultraottuagenaria, è appena entrata dal medico di base. Lei attende fuori con un paio di pazienti. «Mia madre era preoccupata, aveva paura di stare male», osserva Pivato, «Purtroppo le hanno dato l’appuntamento a mezzogiorno. Se ci aggiungi che devi arrivare con la mascherina e aspettare fuori sotto il sole prima di entrare… Una situazione pesante».
Dall’altro lato della strada, s’incrocia qualche anziano in attesa davanti alla farmacia. Silvana La Penna ha il sacchetto con i medicinali, ma ora sta uscendo da un altro negozio: «Molto dipende dagli orari, bisogna saper trovare il più adatto». Ma il sole non fa sconti.
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