Maglificio Montegrappa Risanamento bocciato

Dopo il terremoto, il Credito Trevigiano stoppia il piano di rientro del debito La decisione nell’assemblea dei creditori. Per l’azienda ora l’incubo fallimento
Di Serena Gasparoni

TREVISO. Il no di Credito Trevigiano rischia di far saltare la procedura di concordato preventivo del Maglificio Montegrappa di Caerano. La proposta di rientro di circa il 20% (il debito vantato supera il milione di euro) ha infatti incassato lo stop dell'adunanza dei creditori riunitasi nei giorni scorsi per discutere del piano di risanamento del debito dell'azienda in concordato. Ora rischiano di saltare tutti i possibili accordi, spianando la strada al possibile fallimento, salvo ripensamenti dell'ultima ora.

Proprio la questione del Maglificio Montegrappa era stata uno dei nodi chiave delle recente vicenda sfociata (dopo l'ispezione della Banca d'Italia) alle dimissioni dell'allora presidente Nicola Di Santo. All'azienda di Caerano proprio poche settimane prima della presentazione del ricorso alla procedura concorsuale, la banca aveva concesso un finanziamento di oltre un milione di euro. Come aveva fatto una realtà imprenditoriale in quelle condizioni economiche ad ottenere tanta liquidità? All’epoca della concessione faceva parte del consiglio di amministrazione di Credito Trevigiano Daniele Volpato, della famiglia Volpato titolare del Maglificio. Dimessosi dal consiglio di amministrazione dell’Istituto poco dopo la concessione del finanziamento. Interrogato sulla questione Di Santo, all'epoca presidente dell'istituto ( oggi al suo posto Paolo Cavasin) aveva detto: «Ne eravamo all’oscuro, anche delle condizioni in cui versava l’azienda. La questione sarà oggetto di valutazione».

Lo scorso febbraio il Maglificio Montegrappa era stato ammesso alla procedura di concordato preventivo. Curatore nominato il dottor Marco Callegari, giudice delegato Bruno Casciarri.  La famiglia Volpato aveva presentato una richiesta di concordato preventivo e la cessione del ramo d’azienda. Nella nuova “Maglieria” erano confluiti una trentina dei 40 lavoratori un tempo in forze nel maglificio. Gli altri avevano rinunciato volontariamente alla nuova azienda per “salvare” i colleghi accettando un futuro con un anno di ammortizzatore sociale, cassa integrazione straordinaria, poi si apriranno le porte della mobilità.

Ora il “no” del Credito Trevigiano riapre la partita, o meglio: rischia di mettere a rischio anche la stabilità della nuova società. Dalla banca non giunge alcun commento sulla decisione. Tra le cause ipotizzabili una soddisfazione troppo bassa del credito vantato. In caso di fallimento però difficilmente l'istituto porterebbe a casa qualcosa.

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