Ma Tamaro (Fondazione Benetton) dice sì «Alla difesa del territorio servono risorse»

Marco Tamaro
«Vi sono cose di cui si parla poco, spesso a sproposito, magari quando il coinvolgimento è determinato solo dall'intromissione di qualcuno nel nostro amato portafoglio. I Consorzi di Bonifica sono un esempio interessante. Piove, e in modo sempre più disordinato, e i comuni mortali pensano ad aprire l'ombrello: ignorano che non è affatto scontato che l'acqua vada dove deve andare, ai fiumi e al mare, senza fare danni e allagare campi e strade, e se ci va è perché c'è qualcuno che ha pensato ad aprire una paratoia, ad attaccare per tempo una pompa, a sistemare un piccolo canale tagliando la vegetazione in eccesso. Persone in carne ed ossa, che spesso devono alzarsi in piena notte per riparare un guasto, deviare acque, rispondere al telefono a chi chiama sulle linee di emergenza. Persone che hanno bisogno di una macchina, di attrezzatura, che devono poter contare su personale qualificato per le emergenze, di un supporto di un ufficio acquisti - tutte cose indispensabili per la collettività che hanno un costo, che qualcuno deve pagare - ecco il verbo terribile che ci fa rizzare le orecchie! La notizia del giorno: si torna indietro, le aree urbane devono tornare a pagare il contributo. Non è questa la sede per approfondire questioni tecnico tributarie. Ma forse è la natura stessa del "consorzio", struttura con una importante componente di gestione collettiva, che non è più adatta, perché richiede un minimo di partecipazione attiva delle comunità coinvolte, ben abituate alle deleghe in bianco salvo poi sparare a zero se ti si chiede di accollarti una quota di spese. Mandiamo dunque definitivamente alla malora questa istituzioni secolari, come abbiamo già fatto con il Magistrato alle acque: l'ambiente si vendicherà con l'aumento del dissesto idrogeologico e la crescita esponenziale dei costi, comunque a carico della collettività».
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