L’uomo che dà nuova vita agli antichi gioielli a 2 ruote

Bici dimenticate nei garage diventano pezzi unici, anche d’arredo
DE WOLANSKI AG.FOTOFILM TREVISO RIPARAZIONI BICICLETTE E RESTAURI D'EPOCA DI PIERLUIGI BROLLI
DE WOLANSKI AG.FOTOFILM TREVISO RIPARAZIONI BICICLETTE E RESTAURI D'EPOCA DI PIERLUIGI BROLLI
C’è chi usa la bicicletta e basta. Poi la cambia. Chi cerca la bicicletta “vecchia”, senza tanto romanticismo, perchè costa meno e forse non gliela rubano. E ora c’è chi la bicicletta usata se la mette in casa, come un soprammobile, come un quadro, come un pezzo unico perché su quel sellino correva il nonno, la mamma, un amico, o semplicemente ci pedalava qualcuno che nessuno sa chi sia ma ha spinto quelle due ruote in anni in cui le macchine erano ancora un azzardo della modernità. Pierluigi lavora per queste ultime persone, e lavora tanto. Nella bottega da ciclista ricavata in quello che una volta era il garage dell’attività di famiglia la ruggine e l’abbandono tornano ad essere cromature splendenti, i cigolii silenziosissimo correre di pedivella e catena.


Si riparavano anche gomme bucate e freni, ma negli ultimi anni il lavoro più classico del ciclista ha lasciato spazio a quello del restauratore certosino. «È stata sempre una passione» racconta Pierluigi, «adesso è diventata il mio lavoro».


Di cognome fa Brolli, classe 1962, ha iniziato a mettere le mani sui ferri da meccanico e sui telai quando era bambino e il nonno aveva l’autonoleggio prima in piazza Trentin e dagli anni Settanta in via Biscaro. Da grande ha lavorato nella meccanica, tra le auto, ha fatto perfino il pilota di quella che era la “formula driver”, «poi ho smesso», racconta «perchè quella passione rischia di toglierti tutto, i soldi in primis». E così è tornato in bottega, riaprendo nel 2014 il garage di via Biscaro che era stato chiuso qualche anno prima alla morte del padre Sergio. «Inizialmente mettevo a posto bici, ora le riporto alla luce». Lo fa per clienti che non vogliono una bicicletta ma “la” bicicletta, persone che hanno ritrovato nel garage il vecchio “bacchettone” e lo vogliono usare, ma soprattutto clienti che hanno un tesoro e vogliono valorizzarlo. Lui ci mette pazienza e meticolosità, «I pezzi dove li trovo? Ormai solo in internet, e all’estero. Ogni tanto in qualche mercatino ma non è facile». Perchè un conto è cercare la morsa di un freno qualunque, un altro trovare le aste di un freno che correvano dentro una delle canne del telaio direttamente dal manubrio. È il caso di una vecchia
Ganno
da donna, bicicletta prodotta a Varese negli ani Sessanta che tiene in un angolo della bottega in attesa passi il proprietario a ritirarla. «Restauro conservativo» spiega Brolli, ovvero fatto a regola d’arte ma mantenendo l’esistente. Diverso il lavoro in corso su una bici da uomo dei primi del Novecento, tedesca, una meccanica che pare figlia della rivoluzione industriale, arrivata in Italia nel 1935 (c’è documento di frontiera) dopo essere stata usata per i servizi di posta di Francoforte. «La devo sistemare pezzo per pezzo, ma non vedrà mai la strada» spiega, «finirà in uno studio, in bella vista». E gli è già successo con storiche
Bianchi,
Bottecchia, Pinarello
con un paio di vecchie
Legnano
, con altre bici straniere e con una piccola, mitica
Graziella
. L’ha appena finita. Luccica così tanto ed è tornata così “originale” che forse il bambino a cui è destinata se ne vedrà recapitare un’altra, e la Graziella finirà in collezione.


«Come lavoro? Le smonto pezzo per pezzo e cerco di non buttare via nulla, poi mando a ridipingere e cromare i pezzi che ne hanno necessità e mi concentro sulla meccanica» spiega, «sugli accessori, dai sellini in pelle... (qualcuna monta dei Brooks di quasi cent’anni fa) ... alle dinamo ed alle luci». Recupera tutto quel che può, quello che non riesce a tenere sostituisce con originali. Alla fine rimonta. Mostre? «Ne farò». Per ora consegna e basta, togliendosi la soddisfazione di fare qualche foto a lavoro finito.


I costi non sono cosa da tutti, economicamente, i restauri si pagano. Ma chi arriva con la bici nel bagagliaio sa cosa vuole e quanto costa. Di mezzo ci sono i ricordi di famiglia ma anche la consapevolezza di avere per le mani pezzi rari che valgono quanto mobili antichi e finiranno in casa come quelli, «c’è chi ha pronta una nicchia nella parete dove mettere la bici del padre restaurate, chi l’ha appesa alla parete in salotto come un quadro.. sapete quante ne sento..?. E sapete quante bici di valore ci sono in giro, dimenticate?». Pierluigi alle volte ne intercetta qualcuna, altre volte se le fa intercettare. «Ho restaurato e venduto una bici da donna degli anni Cinquanta che non sapevo nemmeno quanto valesse. L’ho scoperto solo mesi dopo averla consegnata al cliente». E ride.


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