Lui muore prima del matrimonio in corsia, lei fa causa al Comune

TREVISO. Lui era in fin di vita, e come ultimo desiderio hanno deciso di diventare marito e moglie nonostante l’età, la malattia, soprattutto nonostante sapessero che di lì a poco non sarebbero stati mai più insieme. L’ultimo sogno, ma la loro storia non ha avuto un lieto fine. Gli intoppi della burocrazia non hanno permesso di celebrare il matrimonio prima che lui perdesse i sensi per non riprendersi mai più. E oggi quella burocrazia è finita nell’aula del tribunale di Treviso dove la donna, vedova nel cuore ma non di fatto, ha convocato il Comune di Treviso dandogli colpa del suo mancato matrimonio.
Tutto è successo quattro anni fa ma emerge solo oggi tra le storie che si celano nella lunga lista delle udienze del tribunale civile. La coppia, entrambi residenti a Villorba, lei oggi sessantenne mentre lui oggi sarebbe un 72enne, è stata insieme a lungo senza mai sposarsi. Hanno affrontato i casi della vita, le gioie e i dolori. L’ultimo quando l’uomo venne ricoverato in condizioni gravi e senza alcuna speranza di un futuro.
Di qui la decisione presa d’un fiato stringendosi la mano in una stanza del Ca’ Foncello: «Sposiamoci ora, insieme per sempre». Non capita di rado, soprattutto nei reparti dell’ospedale di Treviso, dove sono ricoverate le persone in stadio terminale o quelle che hanno ormai poche ore di vita. Certo ci sono ragioni pratiche legate ai figli, agli averi, al futuro di chi resta, ma sono anche fortissime promesse d’amore prima del buio. L’ultimo ricordo, l’ultima riga sul quaderno della propria vita.
Solitamente per passare dalle parole ai fatti basta una giornata, tempo di recuperare le carte e i documenti necessari. Poi a ufficializzare il matrimonio ci pensano gli ufficiali di stato civile o un parroco. Per loro però quel giorno è durato molto di più: quasi una settimana. Perché i documenti inizialmente raccolti non andavano bene, non erano corretti, e quindi è servito farseli rifare dalla stessa azienda sanitaria. Più passano le ore e più le condizioni di lui diventavano più critiche, ma la vera pugnalata al cuore è arrivata quando tutto era finalmente pronto: mentre lei aveva le carte in mano e la promessa sulle labbra, lui ha perso i sensi per non risvegliarsi più.
Impossibile fargli pronunciare quel «sì» che lo avrebbe reso marito per sempre. Lo sconforto è stato fortissimo come la delusione e la rabbia contro quella burocrazia «maledetta» che si interpone anche tra i desideri più puri, semplici come le lettere «s» e «ì». Ma la legge non fa deroghe e così, dopo quattro anni dal lutto, a quella stessa legge si appella ora la sessantenne che sognava oggi di essere vedova.
La prima udienza del processo che vede coinvolto il Comune di Treviso in qualità di ente responsabile del mancato matrimonio (l’ospedale Ca’ Foncello dov’era ricoverato l’uomo ricade nel territorio di Treviso) si è svolta nei giorni scorsi. Altre ne verranno. La sessantenne è seguita da uno studio legale di Padova che non intende cedere il passo anche se il Comune, in aula, ha ribadito di aver effettuato tutto quanto era in suo potere ma che servivano documenti che non erano stati prodotti. Ma pur davanti a un giudice, quella che si combatte è anche una battaglia del cuore.—
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