Los Roques, l’aereo dirottato dai narcos

Svolta sulla scomparsa del velivolo con a bordo la famiglia Durante di Ponzano. Le ricerche riprenderanno il prossimo 30 gennaio
Di Federico Cipolla
PASSERINI TREVISO FAMIGLIA DURANTE DISPERSA CADUTA AEREO CARACAS AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM
PASSERINI TREVISO FAMIGLIA DURANTE DISPERSA CADUTA AEREO CARACAS AGENZIA FOTOGRAFICA FOTO FILM

PONZANO. L’aereo di Los Roques sarebbe stato dirottato dai narcos colombiani. Il settimanale “Oggi” il 4 gennaio prossimo svelerà i dettagli della nuova verità sulla sparizione nel 2008 dell’aereo con a bordo la famiglia Durante e altri 4 italiani. Una notizia che però viene accolta con freddezza dai familiari, «non ne sappiamo nulla, e non capiamo come si possa affermare una cosa del genere in questo momento», ha spiegato Sabrina Durante, sorella di Paolo. Le ricerche del relitto riprenderanno solo a fine gennaio, quindi è necessario attendere il loro esito prima di prendere in considerazioni ipotesi diverse. Se non verrà trovato, allora potremmo pensare che non è precipitato. Mi sembra una contraddizione l’avvio delle ricerche con questa ipotesi».

Secondo il settimanale “Oggi” il velivolo sarebbe stato dirottato dai narcos colombiani, che l’avrebbero poi usato per il trasporto di una partita di cocaina. Un’ipotesi suffragata da alcune stranezze per il momento tenute nascoste da “Oggi”. Inoltre non va dimenticato che nell’area il dirottamento degli aerei da parte di narcotrafficanti non è un evento così raro. Negli ultimi 15 anni in Venezuela è successo almeno 30 volte. Ma le domande, se venisse confermata quest’ipotesi, sono molte. La prima è: che ne è stato della famiglia Durante e deg*li altri 4 italiani? E dove si trova ora l’aereo o il relitto utilizzato dai narcos? Un mistero che in ogni caso non sembra trovare fine. La pista dei narcos non è certo nuova in questa vicenda, e alcuni dettagli emersi dalle indagini le darebbero consistenza. In primis il rinvenimento da parte di alcuni pescatori del corpo del copilota del bimotore Omis Avila nella penisola del Paraguanà. Se i segni riscontrati nel corpo potrebbero anche essere compatibili con quelli di un incidente, non era stata rinvenuta traccia d’acqua nei suoi polmoni. E il copilota era stato ritrovato con la biancheria intima, privo di quattro denti con vicino, ma non addosso, il salvagente e al polso un orologio intatto. In sole due settimane dall’incidente, sarebbe stato trascinato dalle correnti per ben 226 chilometri a ovest dal presunto luogo dell’incidente. Ma una simulazione ha smentito che il cadavere potesse appartenere a un velivolo effettivamente caduto dove il pilota ha dichiarato di trovarsi nel momento in cui ha chiamato la torre di controllo avvertendo che si erano spenti i motori. Dalla simulazione della caduta dell’aereo fatta in un secondo tempo, è emerso che il pilota, dopo aver comunicato di avere entrambi i motori fuori uso, aveva a disposizione altri dieci minuti per poter parlare con la torre di controllo. Ma c’è stato il silenzio totale. Ma non basta. Il telefono di una passeggera sarebbe stato acceso e avrebbe squillato 24 ore dopo l’accaduto. E anche il telefono del pilota avrebbe suonato e sarebbe stato rintracciato in Colombia. Dettagli questi che altri interpretano in modo diverso, in quanto le tracce lasciate dai telefonini potrebbero essere solo chiamate dirette a quel numero, e rimbalzate dalle celle delle antenne, ma non necessariamente arrivate al cellulare degli scomparsi. E poi valigie, affetti personali, tutto scomparso nel nulla. Nemmeno una macchia del carburante dell’aereo nel mare cristallino dei Caraibi.

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