L’insegnante controcorrente: «Morirono soprattutto fascisti e collaborazionisti»

MONTEBELLUNA. Insegnante ed editrice, Alessandra Kersevan, 63 anni, si è dedicata fin dal 1992 alla stesura di saggi storici sulle questioni di confine tra Italia e Jugoslavia, soprattutto in...

MONTEBELLUNA. Insegnante ed editrice, Alessandra Kersevan, 63 anni, si è dedicata fin dal 1992 alla stesura di saggi storici sulle questioni di confine tra Italia e Jugoslavia, soprattutto in relazione all'occupazione fascista di Croazia e Slovenia e alla dibattute questioni del massacri delle foibe, l'eccidio di Porzûs e degli esuli giuliano-dalmati. La sua prima opera, "Che il mondo intero attonito sta", descrive la figura di Giorgio Nogara, arcivescovo di Udine tra le due guerre, ritenuto contiguo e fiancheggiatore del fascismo; altre opere hanno riguardato il comportamento delle truppe italiane nei territori occupati in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale e il ruolo della polizia fascista e di suoi fiancheggiatori civili nel rastrellamento e la repressione di resistenti, sia italiani che jugoslavi. Alla fine degli anni Ottanta ha lanciato a Udine, in collaborazione con altri, la casa editrice Kappa Vu, specializzata in ricerca storica sui fatti friulani-giuliani tra le guerre, ma anche in scrittura dialettale friulana. Per la sua opera di revisione storica Alessandra Kersevan è divenuta la destinataria di critiche, anche accese, a opera delle associazioni dei profughi istriani sparse in tutta Italia, soprattutto per la messa in discussione del numero delle vittime delle foibe, giudicato troppo elevato in raffronto ai documenti storici a disposizione, e soprattutto la contestazione del fatto si trattasse di massacri etnici, perché la ricercatrice sostiene che a finire uccisi furono in gran parte noti collaborazionisti e spie della polizia fascista. (e.f.)

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