L’imprenditore: «Devo ripartire da zero»

ASOLO. Michele Gallina, con i fratelli Stefano e Mirco, è uno dei titolari della Asolo Food, un’azienda nata negli anni Sessanta, ereditata dal padre e specializzata nella produzione di dolci, in particolare crostoli e frittelle. Un’azienda che, d’inverno, nel pieno della produzione, supera i 30 dipendenti. Michele è stato il primo, dei titolari, ad intervenire sul posto e ad allertare i pompieri.
Gallina è stato lei a dare l’allarme ai vigili del fuoco.
«Verso le 22.30 è suonato il cellulare: era il messaggio vocale collegato all’allarme antincendio. Mi sono precipitato in azienda. Quando sono arrivato, ho visto le fiamme, già alte, che si stavano propagando dalla zona centrale del magazzino».
Ogni ipotesi è aperta: dal dolo al corto circuito. Lei si è fatto un’idea sulle cause?
«Sulle cause si esprimeranno i vigili del fuoco. Io posso solo indicare la zona dove ho visto le fiamme levarsi. Ma, francamente, in quei momenti concitati, in cui uno vede andare a fuoco la fabbrica di famiglia non è semplice focalizzare l’attenzione e tenere a mente i dettagli. L’agitazione ed il sentimento di sconforto sono troppo grandi che tutto passa in secondo piano. La priorità era quella di dare l’allarme».
Il sistema antincendio ha comunque funzionato.
«Certo. A parte l’allarme collegato al cellulare, quando sono arrivato in fabbrica, il cancello era aperto come anche gli sfiati del magazzino dove era partito il rogo. I danni? Sinceramente non so quantificarli. Bisogna attendere qualche giorno. Di certo, come si può vedere, sono ingenti».
Ora l’attività rimarrà ferma.
«Purtroppo si e non so ancora quando potremo ripartire. Ci stavamo avvicinando al periodo più importante della nostra produzione. Quando succedono fatti del genere, l’amarezza per noi imprenditori è immensa. Un brutto colpo al cuore e alla spirito».
Molti dipendenti sono venuti a vedere cos’era successo.
«Si, erano comprensibilmente preoccupati. L’unica cosa che mi sento di dire è che faremo di tutto per ripartire. Lo faremo non soltanto per noi e per la nostra famiglia, che abbiamo costruito questa fabbrica, ma anche per i nostri dipendenti».(m.fil.)
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