Licenziato Sacconi figlio dell’ex ministro Lui: «È mobbing»

Contesta all’azienda il mancato rispetto del contratto, gli atteggiamenti vessatori, la sparizione della scrivania e dell’attività svolta sino ad allora per 6 anni. L’azienda gli ripristina l’ufficio, ma non gli affida incarichi se non fotocopiare documenti lasciandolo per molto tempo inoperoso. Così l’impiegato invia una seconda diffida, contestando «demansionamento e mobbing». E per tutta risposta riceve la lettera di licenziamento. In tronco: perchè «non è più prevista la sua figura professionale».
Succede all’Arep di Villorba, il centro per i disabili voluto dalla famiglia Benetton nel 1983. Vittima del licenziamento è Federico Sacconi, figlio dell’ex ministro Maurizio, oggi presidente della commissione lavoro (di ieri l’ultima nota di Sacconi senior su assunzioni, licenziamenti e Jobs Act).
Sacconi junior è assunto all’Arep dal 2010 – era presidente Giorgio Palesa, imprenditore informatico – come «addetto alla presidenza», con deleghe a marketing, raccolta fondi, relazioni pubbliche, comunicazione.
Dal 5 febbraio l’Arep, nella parte sanitaria, è stata rilevata da Codess, coop patavina colosso del welfare e dell’assistenza, dopo un processo iniziato nel 2015 e culminato con gli accreditamenti regionali della nuova proprietà. E’ rimasta ad Arep onlus, presieduta da Giorgio Moretto, la parte sociale. La Codess ha diviso il personale del centro di Villorba. Le figure sanitarie dipendono da Codess sociale, gli amministrativi (Sacconi e altri 6) da Codess Sanità srl, controllata, il cui ad è Marco Ranzato, direttore di struttura di Arep.
Il rapporto di lavoro fra Codess e Sacconi si sarebbe deteriorato già nei primi giorni della nuova gestione. Stando a quanto trapela, Sacconi sarebbe stato subito spostato in altre sedi di Codess (Padova certamente, ma si era parlato anche di altre sedi Codess, da Spinea e Portogruaro) con altro tipo di mansioni dall’elaborazione al controllo dati, in vista di un percorso finalizzano alla formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Motivazione? Per la sua figura non ci sarebbe stato spazio all’interno della struttura. Anche se il mantenimento dei livelli occupazionali era stata garantito dai sindacati ai dipendenti, e anzi era stato uno dei punti qualificanti della piattaforma con cui Codess aveva gestito il suo arrivo al timone di Arep, lo scorso anno, dopo una delicatissima trattativa, susseguente al blitz (stoppato) di Sereni Orizzonti, colosso udinese delle case di riposo.
Sacconi avrebbe risposto con un lettera del suo legale, in cui diffidava Codess dal proseguire con trattamenti ai limiti del «vessatorio» e non «rispettosi» del contratto, e a «ripristinare» le mansioni originarie con tanto di scrivania e ufficio. Codess aveva quindi ripristinato la postazione, ma Sacconi da qual momento in poi avrebbe lamentato incarichi demansionanti - in primis fotocopie in serie - se non una sorta di «inattività», che configurava un’altra modalità di «mobbing». Di qui la seconda diffida a Codess a far cessare il trattamento del dipendente.
E di qui la risposta tranchant di Codess, con la risoluzione del rapporto di lavoro. E il singolare contenzioso legale approderà ora all’’ufficio del lavoro.
C’è chi dice che non siano estranei al provvedimento i buoni rapporti di Sacconi con gli ex soci Marco Varisco e Mario Paganessi, dimessisi, con altri genitori soci nei mesi scorsi, dopo una clamorosa rottura con cda e vertici di Arep, nonchè con Palesa, ex presidente Arep.
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