L'ex prefetto di Treviso e la pensione da 6.358 euro al mese «Mi spetta: nessuno la tocchi»

TREVISO. «Non tagliate la mia pensione. D’oro? È quello che mi spetta dopo 36 anni di servizio in cui mi sono spostato sue giù per l’Italia al servizio dello Stato, con scelte personali rilevanti». Parla l’ex prefetto di Treviso Aldo Adinolfi, ai microfoni di “Stasera Italia”, trasmissione di Rete 4. I prefetti non sono categoria avvezza alle barricate, di per sé, né a manifestazioni di piazza.
Giù le mani. Ma Adinolfi, andato in pensione il primo agosto 2013, dopo 36 anni di servizio, e che una volta in pensione ha avuto anche incarichi e ha collaborato con uno studio legale, lo fa idealmente e metaforicamente. Non accetta il possibile taglio delle pensioni sopra i 4 mila euro, annunciato dal governo Conte, sponda pentastellata, secondo provvedimento anti-casta dei 5 Stelle sulla scia dei tagli ai vitalizi dei parlamentari. «Giù le mani, quanto è maturato non si tocca», è il “grido” di Adinolfi, che alle telecamere ha mostrato il suo cedolino (vedi fotogramma a fianco).

Pensione d’oro. L’importo netto è di 6.358, 87 euro, frutto di una pensione lorda di 10.529,43 euro e della trattenuta di 3.958,66 euro. «Sin da quando sono entrato in servizio, nel 1997, sono stato disposizione dello Stato, e mi sono spostato da Treviso a Enna, da Sondrio a Potenza, poi da Crotone a Treviso. Ci sono state scelte e sacrifici personali, familiari». Adinolfi ne fa una questione di principio: «Quegli importi sono stati stabiliti dalla legge, e chiunque abbia lavorato e o prestato servizio nello Stato, a ogni livello, ha legittimamente prefigurato, una volta in quiescenza, gli importi previsti per i propri livelli di carriera».
Cercate i soldi altrove. L’ex prefetto, che a Treviso ha guidato il palazzo di piazza dei Signori per 3 anni, dove aveva cominciato come funzionario e poi vicario e reggente, ha spiegato ai microfoni di Stasera Italia che «il governo deve trovare le risorse altrove, non sottrarle a chi le ha maturate nel rispetto della legge e con il suo servizio». E Adinolfi non si sente in difetto, men che meno privilegiato, rispetto ad altri pensionati con importi di molto inferiori, e agli anziani “indigenti” che Di Maio vuole aiutare (ma dalla iniziale stima di 4 miliardi si è passati ad altri conti, a un recupero sulle pensioni d’oro sopra i 4 mila euro che non andrebbe oltre i 280 milioni, che potrebbe far aumentare al massimo di 15 euro al mese le pensioni minime). «Non mi sento in difetto, ritengo che questa pensione sia quella giusta, il trattamento pensionistico previsto dalla legge e che mi spetta per il mio servizio». Parola di ex prefetto.
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