«Lei non è più nostra socia» Beffa a 29 anni dall’omicidio
RONCADE
Uno scherzo del destino, di quelli che la burocrazia italiana offre a piè sospinto, finisce per accendere i riflettori nuovamente su uno dei più gravi delitti irrisolti della Marca. All’indirizzo di via Roma, nel centro di Roncade, in quell’ex pasticceria dove ventinove anni fa Sandra Casagrande veniva accoltellata a morte con 22 fendenti al petto, nei giorni scorsi è stata recapitata una lettera raccomandata. Destinataria? Proprio lei. Sembra uno scherzo. Un brutto scherzo, deve aver pensato il nipote della donna, vedendosi recapitare la missiva dopo un lungo peregrinare. Sandra Casagrande all’epoca aveva 42 anni e la sua vicenda è stata al centro di uno dei più intricati gialli della storia recente. L’assassino è impunito. Quella lettera che sembra arrivare da un’altra epoca è semplicemente frutto di un lavoro d’archivio da parte del consorzio Veneto Garanzie, di Confartigianato. «Tra ottobre e dicembre», chiarisce il presidente Mario Citron, «il consorzio fidi è stato oggetto di un’ispezione da parte di un organo di vigilanza dalla quale è scaturito l’obbligo di inviare notifiche a tutti i vecchi soci non più attivi. È stato un atto dovuto». Così sono partite migliaia di lettere, oltre 6 mila, molte di queste anche a soggetti non più in vita.
Ma il caso della pasticciera di Roncade, senza che il mittente ne fosse a conoscenza, era diverso. Non certo un’artigiana come tutte le altre, ma uno dei “cold case” più gravi della Marca. La sua storia, dopo quasi trent’anni, rimane avvolta dal mistero e continua ad alimentare dubbi. Basta poco per riaprire quella ferita, anche una semplice busta in burocratese. «Questo piccolo e fortuito episodio», commenta il primo cittadino di Roncade Pieranna Zottarelli, «brucia come il sale su una ferita mai rimarginata. Dispiace dover ricordare quel tragico evento, ma al tempo stesso questa lettera sembra quasi testimoniare come per la comunità Sandra Casagrande, la vittima di brutale omicidio, sia ancora una persona viva. Nessuno l'ha dimenticata e il desiderio di giustizia è ancora fortissimo. Quel famoso “chi sa parli” va rilanciato ancora una volta, senza esitazione. Noi non dimentichiamo».
Le indagini sull’omicidio, dopo quella fredda sera del 29 gennaio 1991, non presero mai la pista giusta. Emerse un intreccio di relazioni personali e reticenze, con corsi e ricorsi investigativi, sempre a un punto morto. Fascicoli furono chiusi e riaperti a più riprese, anche le telecamere di “Chi l'ha visto” che nel 2015 tentarono di fare luce sulla vicenda, che ancora oggi, dopo quasi trent'anni, rimane un giallo irrisolto. —
matteo marcon
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