Le note di Valeria suonano in Iran

TREVISO. Un ponte di note unisce l'Italia e l'Iran. A percorrerlo, anche due giovani violinisti veneti, il padovano Matteo Valerio e l'opitergina Valeria Zanella, selezionati per suonare sul suolo iraniano per la prima volta dalla rivoluzione islamica, alla fine degli anni Settanta.
Un appuntamento che strizza l'occhio alla storia: giovedì sera un'orchestra sinfonica occidentale composta dai 32 strumentisti dell'Orchestra del Festival di Puccini e una decina di elementi della Young Musician European Orchestra suonerà assieme ai 45 musicisti dell'Orchestra Sinfonica di Teheran a conclusione del Fajar Music Festival, la più prestigiosa manifestazione musicale d'Iran. La musica quindi come strumento per accorciare le distanze, un archetto l'arma per squarciare il velo del pregiudizio reciproco: «Qui sono tutti molto accoglienti» racconta non senza una punta di stupore Matteo Valerio dopo l'ennesima sessione di prove da sei ore e prima della cena all'Ambasciata italiana alla vigilia del concerto «ho trovato una realtà molto diversa da quella che ci viene raccontata, decisamente aperta, in cui l'ospitalità viene considerata un valore fondamentale. Anche sul fronte della libertà, malgrado non sia paragonabile alla nostra, mi aspettavo una situazione molto diversa. È stata una sorpresa positiva».
L'unico velo che resiste, quindi, è quello imposto alle musiciste «all'inizio fa un certo effetto» conferma Matteo raccontando la reazione delle colleghe «ma è stato giusto un momento, la legge prevede che le donne qui si coprano il capo in pubblico e va rispettata». Venticinque anni, di Santa Giustina in Colle, Matteo Valerio appartiene a una famiglia votata alla melodia: dopo un periodo da concertisti, il padre chitarrista e la madre pianista ora insegnano. E suonano i tre figli: oltre a Matteo, che fa parte dell'Orchestra Giovanile Italiana, il flautista Niccolò, che a causa degli esami al conservatorio di Lione non ha potuto partecipare alla trasferta in Iran, mentre il piccolo di casa, Tommaso, si cimenta con il violoncello. «Avevo già collaborato con il maestro Olmi per il concerto di dicembre al Quirinale e altri due a Gerusalemme e Betlemme e lui mi ha richiamato anche in questa occasione» prosegue il violinista «il nostro lavoro ci permette di girare il mondo visitando posti che diversamente non vedremmo, ma questa occasione è tanto più importante perché si tratta del primo concerto per un'orchestra occidentale in territorio iraniano e tutti, a partire da Olmi, ci teniamo moltissimo a fare bella figura. È una bella responsabilità far vedere quello che sappiamo fare».
La direzione del concerto di stasera è affidata, oltre che a Olmi, ad Alberto Veronesi (figlio dell'oncologo Umberto) e all'iraniano Shardad Rohani che proporrà per parte sua il "Giardino Persiano", pezzo da lui composto «che richiama la melodia mediorientale tipica della musica popolare pur eseguita da un'orchestra classica. E l'assolo è affidato a una solista iraniana che vive e lavora da una dozzina d'anni a Roma». Per parte sua, la spedizione guidata da Olmi si esibirà, tra le altre cose, nella Sinfonia n.5 di Beethoven, dato che a fornire lo spunto al progetto era stato proprio l'apprezzamento per il compositore espresso nel 2014 dalla guida suprema dell'Iran, ayatollah Sayyed Ali Khamenei, che aveva sdoganato così la musica occidentale nel dopo rivoluzione.
Un tassello alla volta oriente e occidente provano a dialogare, almeno in musica, affidando alle note il compito di scalfire le reciproche ritrosie: sul palco i musicisti di casa e gli ospiti suonano in coppia, l'uno al fianco dell'altro, condividendo il leggìo su cui sono collocati uno spartito italiano e uno iraniano. «Il mio compagno di leggìo, Erphan, ha 23 anni e ha sempre studiato qui in un sistema educativo che, tra l'altro, tra conservatorio e università è molto simile al nostro, e ora sogna di venire a studiare in Europa perché sa che sono qui le scuole migliori» conclude il violinista «Erphan è molto socievole e disponibile, si è subito offerto di accompagnarmi a visitare alcuni luoghi di interesse e a fare acquisti. Ho l'impressione che anche loro ci tengano molto a dare un'impressione diversa da quella che traspare comunemente. E sono curiosi, ci riempiono di domande sulla nostra realtà: è evidente che hanno voglia di aprirsi al mondo occidentale». Sipario, musica. Storia.
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