«Le licenze per l’outlet dietro la bancarotta di Dal Ben»

MONASTIER. Ci sarebbe un mancato affare in relazione all’outlet di Roncade dietro la bancarotta degli storici magazzini Dal Ben Tre di Monastier. È quanto ha affermato ieri mattina in tribunale a Treviso Paolo Signifredi, il cinquantaduenne di Parma considerato legato alla ’ndrangheta curtese (ora inserito in un programma di protezione per collaboratori di giustizia). Deve rispondere del reato di bancarotta fraudolenta e documentale per il buco da 11 milioni di euro della Neblad Srl, ex Dal Ben Tre Srl, nota azienda di abbigliamento dichiarata fallita il 4 giugno del 2014. Signifredi è già stato condannato a cinque anni di reclusione per il crac della ex Officine Zanatta srl di Falzè di Trevignano, un’azienda specializzata nel settore degli infissi, e a sei anni per associazione mafiosa ed estorsione.
«Avevamo un accordo, dovevo ricevere un compenso ma alla fine non ho mai preso un solo euro dalla Dal Ben Tre», ha spiegato Signifredi, «sono stato presentato a Pierluigi Dal Ben nel novembre 2013, quando sono stato nominato amministratore. Delle scritture contabili io non conosco nulla. So che la società perdeva circa 20 mila euro al mese. Era sempre in perdita. Il mio obiettivo in qualità di liquidatore, era quello di vendere per rientrare dei debiti e poi chiudere la società. Dovevamo ricavare milioni e milioni di euro da un outlet a San Donà di Piave, da un immobile a Bologna e da altre proprietà di Dal Ben. La parte più consistente erano le licenze regionali per negozi superiori ai 4 mila metri quadri per circa 6-7 milioni di euro». Signifredi ha quindi spiegato che ci sarebbe stato un accordo tra Dal Ben e il gruppo Basso, che avrebbe acquistato le licenze per l’outlet di Roncade, ad oggi ancora vuoto. L’affare sarebbe poi sfumato e questo, secondo il “liquidatore”, sarebbe all’origine della bancarotta. «Dal Ben», continua Signifredi, «non voleva che si sapesse che la società era in perdita, per cui ho contattato un commercialista di Rimini perché tenesse le scritture contabili e compilasse i bilanci. Io ho solo firmato quello che mi era stato detto di firmare».

Dopo i patteggiamenti a tre anni e due mesi concessi dal gup Silvio Maras all'ex patron Pierluigi Dal Ben e a Cosima Gigantiello, 68enne di San Biagio di Callalta collaboratrice storica dell’imprenditore di Monastier e ritenuta dagli inquirenti l’architetto contabile del default, è entrato nel vivo il processo a carico del pentito, amministratore di fatto dell'azienda. E sarà il commercialista di Rimini, E.O., ad essere sentito in qualità di testimone nel corso della prossima udienza, fissata a giugno.
Pierluigi Dal Ben, Cosima Gigantiello e Paolo Signifredi erano stati arrestati nel novembre 2015 al termine di un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Treviso.
Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, spulciando i bilanci dell’azienda e analizzando l'inventario del magazzino il curatore fallimentare, che si è costituito parte civile, avrebbe fatto emergere una serie di irregolarità che, nei fatti, avrebbe danneggiato i creditori della società fallita.
Giorgio Barbieri
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso