Le aziende che crescono «Export e ricerca continua»

«Questo è senz’altro un anno difficile, il governo non ci sta aiutando, la litigiosità è rimasta una costante, un freno per noi imprenditori. Io andrei subito a votare, serve una linea politica decisa. Ma noi siamo positivi, speriamo che cambi». Resta ottimista Sandro Parisotto, presidente del Calzaturificio Scarpa spa, 103 milioni di euro di fatturato nel 2018, in crescita nel 2019. Un trend positivo che continua, perché l’azienda asolana specializzata in calzature da trekking ha guadagnato un posto nella classifica, salendo dal 55esimo al 54esimo posto. «Il nostro bilancio a fine 2019 segnerà una leggera crescita, non come gli anni precedenti, ma siamo soddisfatti, anche la marginalità è ancora ad un buon livello». Il segreto? «Il nostro export vale l’85 per cento del fatturato. Abbiamo buone prospettive perché il mercato dello sport outdoor ha ancora potenzialità di crescita. Tra le tendenze del momento i consumatori investono sempre più in salute e benessere». Oltre al prodotto, che già funziona, a fare la differenza sono gli investimenti. «Abbiamo una piccola produzione in Cina, che incide per il 10 per cento, dove abbiamo sviluppato la tecnologia per la produzione di sneakers. Nonostante i dazi imposti dall’America dobbiamo continuare ad investire lì, non è pensabile portare indietro la produzione, per motivi di costi. Per noi mantenere i margini e la competitività è fondamentale». Anche Paolo Menuzzo, fondatore e presidente di Came è convinto che sia l’investimento nelle nuove tecnologie la vera leva per crescere. Came, al 24esimo posto del ranking di Top 500, continua a migliorare. «Stiamo andando meglio dell’anno scorso, rispetto ai 245 milioni di euro fatturati nel 2018 dovremmo chiudere il 2019 a 257 milioni, con un + 5 per cento». I risultati testimoniano una strategia lungimirante: «Esportiamo circa il 75 per cento, siamo presenti su 115 paesi, così diversifichiamo il rischio. Siamo abituati a parlare dei problemi del governo in Italia, ma anche all’estero ci sono tante variabili, a partire dall’America. A Dubai invece, dove avevamo un mercato grosso e robusto, ci siamo scontrati con delle incertezze, ma nel 2020 ci sarà l’Expo». Menuzzo ricorda che «Non esiste un’azienda senza problemi, è fondamentale l’innovazione, ma anche la logistica, perché anche il servizio può fare la differenza. Noi ad esempio da circa un anno e mezzo abbiamo un magazzino automatizzato: nel giro di 24 massimo 48 ore siamo in grado di consegnare i prodotti in tutt’Europa. Le basi le abbiamo messe 5 anni fa». Dallan spa, specializzata in macchine profilatrici, è un altro significativo esempio di azienda trevigiana che cresce, come il 90 per cento delle Top 500. Dal 2017 al 2018 è salita dal 206esimo al 201esimo posto della classifica, con 35 milioni di euro di fatturato e un trend che si conferma positivo nel 2019. «Sta andando bene, l’estero per noi vale il 94 per cento del fatturato. Lo sviluppo continua ampliando il mercato, da qualche anno abbiamo guardato oltre l’Europa per diversificare il rischio, affacciandoci al Nord Africa, Asia e Cina», spiega il fondatore e presidente Sergo Dallan, che guida un’azienda in cui il primo passaggio intergenerazionale è già avvenuto e dà risultati: «Ora mio figlio Andrea, amministratore delegato, è a Chicago per una fiera». Continua a crescere, «investendo sull’automotiv in linea con i grandi cambiamenti dell’elettromobilità», Texa, 124 milioni di euro di fatturato nel 2018 che diventeranno 135 nel 2019. «I sistemi con cui portiamo l’auto sul web, rendendola “auto connessa”, ci permettono di monitorare e diagnosticare da remoto lo stato di salute delle automobili, ricostruendo gli incidenti a distanza con strumenti sempre più sofisticati», spiega il direttore generale Luciano Marton. —
Maria Chiara Pellizzari
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