L’architetto-calciatore che non ama la ribalta

PREGANZIOL. Per ricaricare le batterie, non c’è nulla di meglio per Sergio Marton che una passeggiata con Emma, il suo cocker. «Non ho bisogno di extra, mi piacciono la vita che faccio, le piccole cose e il mondo normale», racconta il primo cittadino uscente che cerca la riconferma con la coalizione di centrodestra. Sergio Marton, 61 anni il prossimo 22 giugno, è cresciuto a Preganziol e qui ha voluto restare anche quando il lavoro di architetto avrebbe potuto portarlo altrove, magari a Treviso. «È stata una scelta di vita», conferma. Dopo elementari e medie in paese, frequenta l’istituto per geometri Riccati: una classe di soli maschi: «Combinavamo marachelle di altissima qualità», racconta Marton. Che ricorda come oggi quella gita scolastica a Castelfranco Emilia per visitare una fabbrica di trattori. L’università è allo Iuav di Venezia, Architettura. Mentre lavora alla tesi, Sergio Marton si sposa. Il 24 marzo 1979 si laurea con 106/110 con la professoressa Egle Renata Trincanato presentando una tesi sul restauro di un isolato in centro a Treviso, tra Calmaggiore e piazza Pola. La discussione si tiene a villa Franchetti a Preganziol: «C’erano gli amici e mio papà Mirco, che a un certo punto non ce l’ha fatta più ed è uscito per la troppa emozione».
Dopo l’esame di Stato, l’ingresso nel mondo del lavoro come libero professionista: «Prima in casa, poi allestendo una stanza a studio, poi allargandomi sempre più ma scegliendo di restare a Preganziol». Sin da piccolo, si innamora del calcio che pratica fino ai trent’anni. È tifosissimo dell’Inter, un attaccamento che gli ha trasmesso papà Mirco che a 8 anni, assieme alla moglie Teresina, porta il piccolo Sergio per la prima volta allo stadio a Milano. Sugli spalti del Meazza Sergio torna tante volte, l’ultima qualche tempo fa per un derby. Negli anni d’oro del Treviso è presenza fissa sugli spalti del Tenni. Ma per Marton sport significa anche tennis, sci, trekking e sciate nell’amata Val Badia dove da anni trascorre le vacanze. La famiglia resta un punto di riferimento fondamentale per Marton e per questo va protetta dalle luci della ribalta: l’unica cosa che si lascia sfuggire è che si diverte come un matto quando è in compagnia dei due nipotini. «Le mie tantissime amicizie, alcune che risalgono anche agli anni dell’infanzia, sono la mia risorsa. Soprattutto con i compagni delle superiori ci vediamo ancora. Dai genitori ho imparato ad aiutare il prossimo in silenzio. So ridere e scherzare, poi riesco a staccare e concentrarmi sulle cose serie, e a dare la giusta importanza a tutto».
Fin da ragazzo non riesce a fare a meno degli occhiali da sole: «Vivo meglio, la troppa luce mi dà fastidio». Risolto dunque il mistero sui Ray-Ban neri che indossa sempre: non un vezzo, ma una necessità.
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