L’addio al venticinquenne suicida «Era troppo sensibile e altruista»
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SAN BIAGIO. Ha scelto le parole della canzone di Angelo Branduardi “Domenica e lunedì”, don Devid Berton, per la riflessione sul senso della vita nell’omelia della messa di saluto al venticinquenne sanbiagese che nella prima mattinata di sabato si è tolto la vita gettandosi dal ponte di Fagarè. Una tragedia che ha segnato la comunità, centinaia le persone in chiesa per l’ultimo abbraccio al giovane operaio. Nella giornata di ieri, la ditta di Olmi dove lavorava il giovane, e dove è assunto anche il padre, è rimasta chiusa per lutto. In chiesa, accanto ai familiari, il sindaco Alberto Cappelletto con la fascia tricolore. Presenti anche diversi giovanissimi con la tuta sociale di una società sportiva locale nella quale sono impegnati sia il padre che il fratello minore del giovane. «A noi non spetta alcun giudizio su un simile e cruento sacrificio, lasciamolo a Dio», ha detto il parroco che nell’omelia non ha fatto alcun accenno a quanto era successo nelle ore immediatamente precedenti al suicidio, con il ritiro della patente e il sequestro dell’auto a carico del giovane. Don Devid ha parlato del venticinquenne, un ragazzo buono e generoso, soddisfatto per il lavoro, premuroso verso il fratello. «Era introverso, riflessivo e riservato, un ragazzo troppo sensibile, che dietro una facciata sicura e determinata nascondeva un cuore troppo buono e altruista, incapace di opporsi a un mondo ostile, basato su apparenza e materialità», ha proseguito il sacerdote che ha citato le parole di Gesù sulla croce, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. «È il grido struggente dei genitori del ragazzo e della comunità, ma è stato anche il suo grido, lui che si sentiva impotente e indifeso nell’affrontare l’esistenza. E noi tutti, a me per primo, mancano le parole e ci sfugge una giustificazione logica a una simile vicenda» ha ribadito don Devid che ha concelebrato assieme a don Francesco. Ai giovani, il parroco ha affidato un messaggio: «Non serve provare tutto per scegliere ciò che è giusto e che conta, l’unico modo per essere grandi è saper dire sì e no convinti». Commossi i ricordi di una compagna delle medie e dei colleghi, poi l’ultimo viaggio verso il cimitero, mentre le campane suonavano a festa.
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