L'accordo sull'emittente di Treviso: «Per amore e per affari. Così salverò Antenna 3»

TREVISO. Ci mette il cuore perché in Antenna 3 ha lavorato una vita, nella raccolta pubblicitaria e nella produzione di contenuti. Ma non vuole che se ne faccia una questione sentimentale: «Io Antenna 3 la voglio salvare perché ci sono i margini per farlo. Da imprenditore. La prendo per farla funzionare, camminare con le proprie gambe e ovviamente produrre utili». Roberto Paladin, classe 1949, sarà il nuovo amministratore unico di Antenna 3 Nordest: è lui, assieme a un socio di maggioranza del quale non vuole ancora rivelare il nome («ma non è del settore televisivo, e non è neppure trevigiano») a rilevare l’emittente televisiva dagli eredi di Giorgio Panto, Thomas ed Elisa. La formula è quella dell’affitto di ramo d’azienda.

Paladin, possiamo parlare di cifre?
«No, al momento no. Io sono socio di minoranza, siamo in due, coinvolgeremo altri imprenditori trevigiani e veneti».
Quanti?
«Dipende dalle quote che vorranno rilevare e quindi da quanto vorranno investire».
Affitto d’azienda, e poi?
«Il contratto è per l’affitto di ramo d’azienda di durata quadriennale, poi conguaglio e acquisto».
Quanto è durata la trattativa?
«Abbiamo iniziato i contatti con Thomas Panto un paio di mesi fa, abbiamo raggiunto un accordo in tempi rapidi».
Perché ha deciso di comprare Antenna 3?
«Perché l’obiettivo è salvarla e ricreare un percorso di crescita. È un’impresa fatta per funzionare. Chiaro, pesa anche l’aspetto non dico morale ma certamente di sentimento, direi d’amore per questa emittente. Ma, ripeto, non facciamone una questione sentimentale: il mio è un progetto imprenditoriale che parte da intenzioni positive, speriamo di sistemare la situazione».
Amore per Antenna perché lei ci lavora da una vita.
«Ho iniziato a lavorare in Antenna 3 nel 1981, conoscevo Renato Bernardi ancor prima di Giorgio Panto e Thomas. La mia società di produzione, Dinamo, ha lavorato a lungo con Antenna 3, e nel 2011 l’ho ceduta proprio a loro. Da lì sono tornato a occuparmi di raccolta pubblicitaria e ho ripreso a lavorare con la mia agenzia, Comunicare. Proprio la raccolta pubblicitaria è stata il mio primo lavoro, dal 1971, come concessionaria del Gazzettino e poi anche della Tribuna».
La situazione della raccolta, ora, non è affatto rosea.
«No, decisamente. Se lo fosse, Antenna 3 oggi non sarebbe in queste condizioni».
Gli attuali gestori lamentano anche il ritardo nello stanziamento dei fondi statali: la sola emittente di San Biagio aspetta quasi un milione di euro.
«Non tocca a me dirlo, lo hanno già fatto loro. Ma tutte le tivù locali sono in crisi per la congiuntura del mercato e perché il passaggio al digitale è stato pesantissimo dal punto di vista dei costi. Dovevano essere l’Europa e lo Stato italiano a pagare questa trasformazione, non i piccoli imprenditori del settore».
Punta a salvare anche la parte giornalistica, uno dei punti di forza dell’emittente?
«Certamente sì, ci sono tutte le condizioni per farlo».
Immagino sia presto per parlare di un piano editoriale.
«Sì, prima sistemiamo le cose pratiche».
Sul preliminare di acquisto c’è una data: 7 maggio.
«Sì, ma il nostro ingresso sarà effettivamente operativo credo da giugno o luglio».

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