«L’accoglienza è diventata un business»

«Lo Stato ha abdicato al business». Il sindaco di Paese Francesco Pietrobon mette in fila i fatti, i numeri, e trae l’unica conclusione possibile. Quei 30 appartamenti vuoti, intestati a società dell’imprenditore siciliano Lorenzo Marinese, (ex amministratore della Pio Guaraldo, che dopo avere realizzato quelle palazzine è fallita) ora sono un affare. Ad usarli per accogliere i profughi è una cooperativa Xenia di Grosseto, nata il 14 giugno 2015. Basta fare due conti, gli stessi che ha fatto Pietrobon, per capire perché il sindaco usi la parola business. 35 euro al giorno per ognuno dei 101 profughi ospitati in via Brondi, significano 100.000 euro al mese. Un bel giro di soldi per degli alloggi che prima, e da anni, non davano alcuna entrata.
Insomma se i sindaci si trovano a gestire un’emergenza, con evidenti problemi di sicurezza, c’è chi ci guadagna. «Capisco le difficoltà per reperire alloggi della prefettura, capisco che i profughi vengano scaricati all’improvviso senza un piano; ma quello è accaduto oggi è la sconfitta dello Stato. Si è rinunciato a gestire un’emergenza, demandandola a chi semplicemente ci guadagna», sostiene Pietrobon. Utilizzare le caserme, attive o chiuse, è la soluzione che tutti i sindaci, di centrodestra o centrosinistra, preferirebbero, eppure non viene percorsa. «Sarebbe la più semplice, ma penso che lo Stato non la voglia percorrere perché gli toccherebbe occuparsi dei profughi, e delle loro gestione», continua il sindaco di Paese Francesco Pietrobon. «Trovo che la scelte del prefetto sia scellerata. Si è resa conto delle proporzioni tra profughi e cittadini residenti in queste palazzine?».
I numeri sono effettivamente impietosi. Su 40 alloggi, dieci sono di proprietà dei residenti, gli altri sono dedicati ai profughi. «Per questo la situazione è bollente», attacca il sindaco di Quinto Mauro Dal Zilio. «Mi duole il cuore vedere questa gente deturpata della tranquillità e di una prospettiva di vita. Sono persone che hanno 30 anni di mutuo da pagare, che hanno investito per creare una famiglia. Questa mattina una ragazza è stata soccorso dall’ambulanza perché si è sentita male. Ho visto una mamma allattare sotto un albero in giardino, perché non aveva il coraggio di rientrare in casa. Il prefetto non ci ha informato di nulla. Le ho detto che non collaborerò in alcun modo».(f.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso