La tragedia del barista della locanda Mezzosale

CONEGLIANO. Una compagna amorevole, una famiglia sempre vicina, tanti amici che passavano a trovarlo alla Locanda Mezzosale in via XX settembre, pieno centro di Conegliano. La depressione, però, aveva radici più profonde di tutto, e se l’è portato via a soli 45 anni. È un lutto gravissimo quello che ha colpito, venerdì sera, la famiglia e gli amici di Massimo Cappellotto, barista originario di Cosniga di San Vendemiano che da qualche anno abitava a Sacile con la fidanzata Germana, e lavorava a Conegliano nel locale di Omar Zuccarello, amico di lunga data. Cappellotto, molto conosciuto soprattutto dai più giovani frequentatori dei locali del centro storico, ha deciso di togliersi la vita lontano da tutti, all’interno delle cucine di un capannone della sagra a Brugnera, nella notte tra venerdì e sabato. Ha lasciato un bigliettino alla fidanzata in cui spiega i motivi del gesto. Ieri la Locanda Mezzosale ha abbassato le serrande in segno di lutto. Per il centro di Conegliano è il secondo, gravissimo lutto di questo fine settimana: sempre sabato mattina si è tolto la vita l’avvocato Michele Meneghel, anche lui 45 anni, anche lui trovato impiccato. Due figure conosciutissime che lasciano a Conegliano un senso di vuoto e grande cordoglio. La notizia della scomparsa di Cappellotto è iniziata a circolare già da sabato mattina, quando i carabinieri, allertati dai famigliari dell’uomo che non riuscivano a contattarlo via telefono, ne hanno ritrovato prima l’auto parcheggiata sulle rive del Livenza, poi il corpo ormai privo di vita all’interno delle cucine della sagra, nei pressi di Brugnera, a circa sette chilometri da casa. Tra i suoi amici più fidati c’è Omar Zuccarello, che da qualche mese lo aveva assunto nella sua Locanda Mezzosale. Omar ricorda che l’amico aveva subito una importante operazione al cuore qualche anno fa. Era guarito, ma l’intervento gli aveva lasciato dentro un malessere profondo, che ne ha condizionato gli ultimi anni di vita. «A volte si lamentava di non stare bene, ma poi veniva qui e sembrava gli passasse tutto, parlava e scherzava con i clienti, lavorava come sempre» ricorda Omar. «Massimo era una persona di cui posso dire soltanto cose belle. Aveva sorrisi e parole buone per tutti, forse quell’operazione lo aveva condizionato, anche se dal punto di vista medico non c’era nessun problema. Anche la famiglia e la fidanzata gli sono sempre stati vicini, per tutto questo la notizia mi sembra ancora inspiegabile».
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