La Sira di Vedelago ammaina la bandiera: la chiusura definitiva a giugno

Il grande magazzino di abbigliamento di Fossalunga si arrende alla crisi. Da sabato svendita straordinaria e poi la chiusura dopo più di cinquant’anni
DeMarchi Fossalunga negozio abbigliamento Sira chiuso
DeMarchi Fossalunga negozio abbigliamento Sira chiuso

VEDELAGO. Sira getta la spugna e chiude il magazzino di Fossalunga: giunge definitivamente al termine una presenza ultra cinquantennale in paese che deve in parte la sua fama nel territorio anche alla presenza di questo grande punto vendita dell'abbigliamento. Da sabato partirà una vendita promozionale con sconti dal 30 al 60 per cento, preludio però alla chiusura definitiva che avverrà a fine giugno. Ma Sira non sparirà: il marchio, magari con qualche modifica grafica per sottolineare il cambiamento, continuerà a campeggiare, non a Fossalunga, ma in un altro esercizio commerciale della Castellana.

A prenderne in mano i destini, dopo i gravi problemi emersi dopo la straordinaria vendita promozionale dello scorso anno che hanno portato al fallimento decretato a fine 2016, è stata la nuova società Alabama srl, guidata da Paolo Biscuola, ma al cui interno è presente anche Carmen Favaro, già titolare di quello che nel corso degli anni si era trasformato in un vero e proprio centro commerciale di 13.500 metri quadri. Da qualche tempo però sopravvivevano solo l'area abbigliamento e un outlet, mentre uno dopo l'altro avevano chiuso gli altri negozi: uno spazio che ora è in mano ai curatori fallimentari. «Stiamo valutando», annuncia Biscuola, «alcune soluzioni tra Castelfranco e Vedelago sulla stessa misura dell'area in uso adesso, tra i 1200 e i 1500 mq».

I guai di Sira sono cominciati proprio nel periodo in cui erano state messe le basi per un grande rilancio, appunto con la vendita promozionale che, con un grande battage pubblicitario “per evitare il crac”, partito esattamente un anno fa, il 10 aprile 2016. L'iter del fallimento era cominciato nel maggio successivo quando venne decisa la mobilità per quattordici dipendenti. Gli accordi con i sindacati prevedevano che stipendi, ferie non godute e Tfr fossero pagati in trentadue rate. Ma all'epoca due erano in ritardo. La società pensava di fare fronte con i proventi della vendita promozionale, ma è arrivata la seconda mazzata. Sira non aveva potuto toccare nulla di quanto incassato a causa della decisione di una banca locale di far rientrare la società di un affidamento di cassa di 350 mila euro. L'impossibilità di farlo ha determinato il blocco di tutto il patrimonio immobiliare aziendale e il pignoramento dell'incasso della svendita.

Sira aveva voluto dimostrare di essere in grado di onorare le pendenze: da qui la decisione di ripartire a novembre. Sul piatto, per rinviare il fallimento, era stata messa anche la vendita di un immobile a Treviso per un valore di un milione e 150mila euro. Però un mese dopo, è arrivata la decisione del tribunale, alla quale era stata manifestata l'intenzione di opporsi. Ma ormai era una lotta contro il tempo.

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