La Scalata a Veneto Strade e l’asse castellano di Marcon

La scalata a Veneto Strade del presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon ha come primo punto d’arrivo la Statale del Santo. O meglio il suo raddoppio. La mossa del presidente della Provincia è, alla fin fine, il più grande “urlo” autonomista all’interno della Lega trevigiana, che pure ha accolto con diffidenza l’operazione avviata da Marcon con il consiglio provinciale di lunedì scorso, e a quanto pare nata nei salotti castellani.
Il futuro di Veneto Strade, dopo l’accordo siglato dalla Regione Veneto nel 2018 e la recente riclassificazione di molte regionali passate di competenza all’Anas – e quindi la stessa Veneto Strade entrerà in quota percentuale in Anas – è tutt’altro che in salsa regionalista o locale. Anzi rischia di essere tutta spostato a livello nazionale. E in quest’incertezza c’è chi teme di perdere potere contrattuale, e quindi opere pubbliche, oltre che una voce importante nel consiglio di amministrazione. Oggi Veneto Strade è partecipata al 76,42% dalla Regione Veneto; le province di Treviso, Padova e la città metropolitana di Venezia si spartiscono invece un 7,14% (507 mila euro) a testa; quello che resta è della provincia di Belluno. Una compagine societaria che sarà stravolta dall’ingresso dell’Anas. L’accordo con la Regione Veneto è già siglato da due anni, e il recente passaggio di 700 chilometri di strade regionali alla società statale è il primo effetto di quell’accordo. Il secondo, quello del riassetto societario, non si è ancora concretizzato. Anas dovrebbe entrare in Veneto Strade acquisendo il 51%, non è chiaro se prima passando per una fase intermedia, o subito diventando socio di maggioranza. Insomma un’operazione che sposta l’asse della società da Venezia a Roma. L’allontanamento del centro decisionale ha fatto sollevare dubbi a molti.
In primis a chi dal centrosinistra ha sottolineato il passo indietro in salsa statale del governatore Luca Zaia, che rinuncerebbe alla maggioranza dell’azienda che realizza e mantiene centinaia di chilometri di strade in Veneto. Ma evidentemente questo timore è anche quello di Stefano Marcon, e di Luciano Dussin, anche lui di Castelfranco, e componente del consiglio di amministrazione di Veneto Strade. La paura è di contare poco e perdere in un solo colpo opere pubbliche e di diventare ancor più marginali nella nuova Veneto Strade. Poche settimane fa la Provincia di Padova ha deciso di liberarsi del suo 7,14%, evidentemente ritenuto superfluo. Occasione ghiottissima per il presidente Stefano Marcon, che per Castelfranco da tempo, insieme a Dussin, culla il sogno di vedere realizzato il raddoppio della Statale del Santo, e il collegamento con la Superstrada Pedemontana Veneta. Sia chiaro, le percentuali da acquisire sono esigue, perché su quel 7,14% a disposizione, oltre alla Provincia di Treviso, anche Venezia, Belluno e la Regione hanno percentualmente diritto di prelazione.
Cosa faranno? Se la eserciteranno, al Sant’Artemio resterebbe una quota comunque irrisoria.
In ogni caso la mossa di Stefano Marcon costringe la Lega a scoprire le carte, e indicare le prospettive della società.
«L’acquisto delle quote non corrisponde certo al miglior utilizzo possibile delle risorse dell’ente per offrire, nell’ambito delle proprie competenze, le migliori risposte ai cittadini. E questo, se non sarà sanzionabile dalla Corte dei Conti, di certo, politicamente, è un errore grave», sostiene Luigi Calesso (Coalizione Civica).
Per Giovanni Zorzi invece, segretario provinciale del Partito democratico, questa mossa a sorpresa «è un’assurdità, di cui non si capisce l’utilità. Spendere soldi pubblici per acquistare un numero di quote ininfluente non ha senso». Ma forse le cose non stanno così. —
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