La prima vendemmia per il nuovo vino dei frati Tesoro da 3.000 bottiglie tra i palazzi della città

la storia
Chiamarla “la vigna del Signore” è un po’ scontato, ma perfetto. Come sono perfetti, lineari, i filari delle 1600 viti piantate due anni fa da Davide Bastianello nel terreno della storca vigna dei Carmelitani Scalzi di Treviso, un appezzamento di terra in piena città ma protetto da traffico, rumori e smog da alte mura di cinta e silenzio di frati. Se sarà perfetta anche la prima vendemmia lo sapremo tra almeno un anno, ma tutto lascia ben sperare perché quel piccolo straccetto di terra agreste nel caos della città ha regalato frutti prima del previsto, e più del previsto.
Bastianello, che a Quinto gestisce un’azienda agricola, si era fatto avanti in giorni difficili, quando i carmelitani guardavano la grande vigna centenaria pensando il da farsi. Dava pochi frutti, e tanto lavoro per i pochi Carmelitani nel convento. «Ci penso io», disse. Legato a quel luogo dall’infanzia si propose come gestore del terreno e con l’allora priore, padre Damiano, propose l’avventura: una coltivazione nuova, biologioca, che tornasse a produrre quel vino che i frati invecchiavano nella bellissima cantina sotterranea ormai in disuso. Ci provarono, ed a distanza di appena due anni le viti di souvignèr gris hanno dato tanto: 50 quintali d’uva che adesso riposa sulle bucce per prepararsi ad invecchiare un po’, in purezza. «Le piante sono cresciute benissimo, da sole, mai mi sarei aspettato tanto» ammette Bastianello. Sia stata la terra, o l’aiuto del cielo ora tutta quell’uva dovrà trovare una sua etichetta. «Non so se faremo invecchiare il vino in botte» ammette il vignaiolo, «vorremmo, io e i frati, il priore Aldino in primis, trovare un metodo per valorizzarne l’anima, e senza botte si potrebbe». Come si chiamerà? «Chissà, intanto vino dei frati, per il nome c’è tempo un anno».
La prima vendemmia darà circa 3000 bottiglie che Bastianello e i frati vorrebbero far tornare a invecchiare nelle quiete dell’antica cantina del convento, in disuso da anni. «Sarebbe il coronamento perfetto di questo progetto» ammette il vignaiolo, «una piccola impresa che nei mesi ha raccolto l’affezione di tutti i parrocchiani» tanto che più di qualcuno, visto che si vendemmiava, dieci giorni fa si è proposto per dare una mano a togliere qualche tralcio fianco a fianco con altri. Un piccolo miracolo, dopo tanto distanziamento, s’è già fatto. —
Federico de Wolanski
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