«La mia vita rovinata dalla psico-setta»

TREVISO. Come si supera il blocco psicologico, le difficoltà di relazione, quelle sessuali in particolare? Ma è ovvio: rompendo la coppia per avventurarsi nei rapporti extraconiugali. È uno dei tanti consigli dispensati da “Onde delta”, la psico-setta che ha messo le radici anche in provincia di Treviso, ultima frontiera dei movimenti parareligiosi che allarmano la Chiesa trevigiana. Ben otto componenti del gruppo dirigente dell’organizzazione sono sottoposti ad indagine da parte della Procura di Nuoro per associazione a delinquere finalizzata all'esercizio della professione di medico e di psicologo.
Siccome l’organizzazione ha svolto attività di proselitismo anche a Treviso, ieri se ne sono occupati i Gruppi di ricerca socio-religiosa delle diocesi di Treviso e Vittorio Veneto (Gris), con una giornata di studio in seminario a Ceneda. Bepi Bisetto, l’anima del Gris, ha portato la testimonianza di un adepto di Treviso, che rompe il muro dell’omertà in una video intervista realizzata di spalle, garantendogli il pieno anonimato. Ecco il testo di quanto proiettato nel corso del convegno.
Perché ha aderito a questa psico-setta?
«Attraversavo un momento molto difficile della mia vita e un amico mi convinse a partecipare ai corsi assicurando che l’esistenza sarebbe cambiata»
È davvero cambiata dopo questi corsi?
«No, è peggiorata. Anzitutto sul piano economico. Mi chiedevano 320 euro al corso ed è facilmente immaginabile quanto abbia perso. Ad un corso, infatti, ne succedeva un secondo, un terzo. E poi i seminari».
Dove vi incontravate? In un albergo di Villorba?
«In un albergo»
Quale era il lavoro terapeutico?
«Nei primi incontri elaboravamo una mappa delle opportunità, lavoravamo su una sorta di oroscopo che aveva per fondamento dei numeri, più precisamente un calcolo sommatorio del giorno di nascita, mese ed anno. Dall’interpretazione di questo calcolo scaturivano le promesse di cambiamento».
Faccia un esempio.
«Poniamo il 15 febbraio 1967 come data di nascita di una persona. La somma fa 1984. Da questo numero si traevano tutte le possibili conclusioni su ciò che quella persona poteva aspettarsi o doveva fare».
Quasi un rito magico.
«Appunto».
Quale specifico cambiamento?
«Quello del nostro disequilibrio, come veniva definito il disagio che ci portavamo dentro».
Si parlava esplicitamente, in quelle sedi, di malattia e di medicine o di terapia?
«No, si parlava piuttosto di equilibratura o di squilibrio, come sostitutivo del termine malattia. E soprattutto si faceva leva sulla consapevolezza, con riferimento alla terapia psicologica».
Risulterebbe l’uso di metadone, secondo le indagini.
«L’ossimetadone».
Dovevate osservare anche una dieta particolare.
«Una ventina di giorni esclusivamente a yogurt».
Con quale scopo?
«Alleggerire le cellule».
Francesco Dal Mas
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