La farmacia Stefani fa festa a Santrovaso per i suoi 50 anni

PREGANZIOL. Mezzo secolo di attività, nella frazione di Santrovaso, per la farmacia Stefani. Davanti al bancone degli storici titolari Carlo Stefani e la consorte Daniela Buttazzoni, in questi anni,...
PREGANZIOL. Mezzo secolo di attività, nella frazione di Santrovaso, per la farmacia Stefani. Davanti al bancone degli storici titolari Carlo Stefani e la consorte Daniela Buttazzoni, in questi anni, praticamente, sono sfilati tutti i residenti della zona, dall’erede del barone Franchetti, il figlio Raimondo Nanuk, residente nella vicina villa, ai personaggi di oggi, tra cui l'ex sindaco Franco Zanata. Sabato 10 giugno, dopo il passaggio generazionale avvenuto nel 2001, a spegnere le cinquanta candeline, al fianco dei congiugi Stefani, ci saranno anche le attuali titolari, le due figlie Marta e Nicole. Appuntamento alle 10 di mattina per un rinfresco e tanti ricordi: «La prima farmacia qui a Santrovaso nel 1967 era in una piccola casetta che non c'è più» racconta Carlo Stefani «Tornato dal militare ho preso in affitto l'attività da un anziano farmacista di Asolo e dopo due anni con mia moglie abbiamo esercitato la prelazione per l'acquisto».

Nel 1968 Stefani e la signora Buttazzoni, originaria di San Daniele del Friuli, si sposano. Da allora sono una coppia inseparabile, nel lavoro e nella vita. Hanno visto cambiare il volto della frazione e il ruolo del farmacista: «Ci siamo ingranditi negli anni, cambiando alcune sedi: nel 2001 c'è stato il salto di qualità, con l'attuale struttura di 400 metri quadrati. Abbiamo sempre cercato di dare servizi nuovi: abbiamo avviato il laboratorio per le preparazioni erboristiche e galeniche, i primi corsi di omeopatia. Recentemente abbiamo introdotto la preparazione della canapa per uso medico, per pazienti che hanno disturbi come sla e parkinson. Negli anni '80» ricorda Carlo Stefani, storicamente attivo anche nella Pro Loco e con il gruppo sportivo Preganziol «siamo stati tra i primi a introdurre l'informatizzazione». E ancora oggi dietro a quel bancone c'è la moglie: «Amo questo lavoro e mi sento ormai parte integrante di questa comunità».
(m.m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso