La fabbrica nata dal pianto di un’operaia
Apre la mostra sulla Nervesa Moda Uomo: Giuliano Caponi la creò mosso dalle lacrime di una mamma rimasta disoccupata

NERVESA. La fabbrica è nata dalle lacrime di un’operaia licenziata da un laboratorio tessile. «Perché piangi?», le chiese Giuliano Caponi. «Perché ora non posso più comprare il latte per mia figlia». È stata la scintilla che ha spinto l’imprenditore a dare il via a questa storia.
L’amministrazione comunale e la biblioteca di Nervesa ricordano una delle storiche realtà industriali del paese, la Nervesa Moda Uomo, con una mostra fotografica e una conferenza. L’inaugurazione venerdì 22 settembre alle 18 presso la sala consiliare del municipio. La mostra, con immagini della storica fabbrica tessile, che dette lavoro a centinaia di nervesani e nervesane, sarà visitabile fino al 7 ottobre. Giovedì 28 settembre alle 20.45, sempre in municipio, si terrà la conferenza di Ilenia Dottori “L’eredità materiale, l’archivio della Nervesa Moda Uomo”. La serata con la studiosa sarà moderata dal consigliere comunale con la delega alla cultura, Paolo Zanatta. La ricerca sulla storia della Nervesa Moda Uomo, realtà imprenditoriale sorta a Nervesa della Battaglia nel 1961 e conclusasi nei primi mesi del 2005, nasce dal ritrovamento di un archivio aziendale molto vasto e differenziato all’interno dello stabilimento produttivo abbandonato, acquistato nel 2008 dagli imprenditori nervesani della famiglia Furlan all’asta fallimentare. Il materiale ha poi dato vita a quello che è diventato “l’archivio Franco Furlan” ed è rimasto inalterato fino al 2014 quando, per la prima volta, Ilenia Dottori - allora specializzanda al corso di laurea magistrale in filosofia della società, dell’arte e della comunicazione all’università Ca’ Foscari di Venezia) si imbatté in una grande scatola impolverata contenente centinaia di foto di momenti della storia dell’azienda, della vita del fondatore Giuliano Caponi e dei suoi dipendenti.
Dottori ha realizzato la propria tesi di laurea sull’azienda fondata da Giuliano Caponi, l’imprenditore originario di Empoli divenuto per tutti sul Montello “il dottor Caponi”. La sua è la storia ammantata di leggenda di un industriale illuminato che è morto con la sua azienda. Secondo la tradizione Caponi sarebbe venuto a Nervesa da Empoli per chiudere un laboratorio tessile legato alla Brooklyn di proprietà di suo suocero. Comunicato il licenziamento a un’operaia, la vide piangere disperata. Caponi le chiese il motivo. «Non ho i soldi per dare il latte a mia figlia», rispose lei. L’imprenditore annullò il licenziamento e si diede da fare per creare quella che sarebbe poi diventata la “Nervesa Moda Uomo”. Da allora fu un crescendo di risultati economici e di occupazione, arrivando a 250 dipendenti. Nel 1973 fece un accordo con la maison francese Yves Saint Laurent che portò a un grande successo fino agli anni’ 90.
Una storia legata indissolubilmente, per decenni, a quella del territorio. Poi la crisi, implacabile, e un lento declino che portò un commosso Caponi a cedere la sua creatura per tre euro alla finanziaria genovese Igefi a gennaio del 2004. L’obiettivo era quello di salvare l’azienda e i posti di lavoro, ma così purtroppo non avvenne: nel 2005 si arriva al fallimento. Lo stesso giorno della prima udienza dell’istanza il “dottor Caponi” moriva a 76 anni. Era stato colpito da un male incurabile, ma secondo i suo familiari a ucciderlo era stata la fine della sua azienda.
Un capitolo della tesi di Dottori è dedicato alla costruzione del mito di Caponi, che a Nervesa è stato anche filantropo e amministratore comunale democristiano. E poi ci sono ricordi straordinari dell’uomo Caponi, raccontati dalla voce delle ex dipendenti. Come quando si vestiva da Babbo Natale o si fermava in mezzo alla strada a dirigere il traffico per agevolare l’uscita di fabbrica dei suoi lavoratori. O quando portò un gruppo di dipendenti a Roma dal papa, in aereo.
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