La cura innovativa per il diabete

MONTEBELLUNA. Si chiama Sagi, acronimo di Single Anastomosis Gastro-Ileal, più semplicemente è intervento chirurgico effettuato per via laparoscopica che collega direttamente una piccola tasca gastrica e l’ultimo tratto di intestino tenue. Lo ha messo a punto il primario del reparto di chirurgia dell'ospedale San Valentino, Maurizio De Luca, ed è stato presentato a Delhi, in India, al congresso mondiale sulla standardizzazione delle nuove procedure di chirurgia metabolica. Quali i benefici? «Questa nuova procedura chirurgica mini-invasiva, grazie a una modificata azione di alcuni ormoni dell’apparato gastrointestinale», spiega Maurizio De Luca, «permette di garantire la remissione del diabete mellito Tipo II nell’82% dei casi e la remissione dell’ipercolesterolemia e dell’ipertrigliceridemia nell’86% dei casi. Tantissimi pazienti diabetici, anche in terapia insulinica, sospendono la terapia. Inoltre, determinando un calo del peso, garantisce notevoli benefici anche sulla risoluzione della ipertensione arteriosa e delle patologie respiratorie. Naturalmente l’indicazione all’intervento chirurgico viene sempre concordato con i colleghi diabetologi in un’ottica interdisciplinare». Tale tecnica chirurgica è stata pubblicata lo scorso anno su una rivista internazionale e ora è in corso di pubblicazione un articolo sui risultati preliminari dodici mesi dopo l’intervento. A Delhi tale tipo di intervento ha superato lo step iniziale di approvazione, ma occorrono ulteriori studi che convalidino in maniera definitiva la procedura chirurgica. «Il reparto di chirurgia di Montebelluna offre il trattamento di resezione gastrica laparoscopica non solo per la chirurgia metabolica ma anche per la chirurgia oncologica», sottolinea il direttore generale dell’Usl 2 Marca trevigiana, Francesco Benazzi, «È, inoltre, tra i pochi centri in Italia a praticare la chirurgia della patologia colorettale per via laparoscopica. Tale chirurgia viene praticata in regime di dimissione precoce e assenza di dolore. Non possiamo quindi non essere orgogliosi per le competenze espresse dai nostri medici che ne determinano simili riconoscimenti internazionali». (e.f.)
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