Ketriss, un coraggioso soccorritore innamorato della montagna

Ketriss Palazzani, nato 40 anni fa a Valdobbiadene, lascia nel dolore la compagna Gaia. Da cinque anni Ketriss abitava a Dardago di Budoia (Pordenone) dopo essersi trasferito da Casarsa, dove ancora...

Ketriss Palazzani, nato 40 anni fa a Valdobbiadene, lascia nel dolore la compagna Gaia. Da cinque anni Ketriss abitava a Dardago di Budoia (Pordenone) dopo essersi trasferito da Casarsa, dove ancora lavorava quale tecnico specialista di bordo, negli elicotteri dell’Aves – Rigel. Ketriss Palazzani, appassionato di montagna e volo, era guida alpina e faceva parte del Soccorso alpino pordenonese. Fra i più attivi aveva partecipato, con successo, a decine di salvataggi d’escursionisti e alpinisti in difficoltà. La notizia della sua scomparsa si è diffusa immediatamente fra tutti i circa trecento soccorritori alpini del servizio regionale. Costernazione, dolore e sconforto sono calati in tutti e, in modo particolare, fra le decine di colleghi soccorritori del Pordenonese. Condoglianze alla famiglia di Ketriss Palazzani e ai compagni del soccorso alpino, sono giunte anche dai commilitoni che ancora si trovano in Afganistan, da dove Ketriss, terminata la missione quale tecnico elicotterista, era rientrato da un anno. Il compito ingrato di informare del fatale incidente tutti i componenti del soccorso alpino è toccato a Roberto Sgobaro, coordinatore e capo dei soccorritori pordenonesi. Sgobaro ricorda Ketriss come soccorritore capace e coraggioso: «Coordinava l’intervento dell’équipe medica durante il soccorso in montagna. Scendeva per primo dall’elicottero per mettere in sicurezza il ferito. Attuato l’intervento, anche in condizioni di rischio palese, era l’ultimo a risalire sull’elicottero». Ketriss ha lasciato a tutti, sul profilo internet, una toccante testimonianza del suo amore per la montagna. «Mi accade di soffermarmi davanti a una cima, a una cascata di ghiaccio, a un canale di neve e cercare di leggerne le pagine, capire come sarebbe essere lì. La fantasia vola, si sale, si scende: momenti intensi che sprigionano il desiderio di voler essere lassù. (…) La passione per la montagna è un fuoco che brucia lento e riscalda dentro, un sentimento trasmesso e da trasmettere, un richiamo così forte da diventare scelta di vita. Già da piccolo il richiamo per “il verticale” in me era molto forte. Da autodidatta ho imparato a scalare, sciare e a rispettare la montagna». (s.c.)

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso