Istanza di fallimento contro il “1000 Lire”. Cala il sipario sulle notti a luci rosse della Marca

La storia
Stavolta il sipario rischia di calare per sempre. «Avvieremo un’istanza di fallimento nei confronti del 1000 Lire», afferma Nicola Atalmi, segretario provinciale Slc-Cgil, categoria sindacale che da oltre un mese segue da vicino le vicende legate allo storico locale a luci rosse lungo il Terraglio. La fine di un’epoca, per il luogo che più di tutti è stato il simbolo del divertimento e della trasgressione nelle notti di Marca, passione segreta per intere generazioni di trevigiani. Una (possibile) uscita di scena senza riflettori e lustrini, dunque, un luogo simbolo che, salvo sorprese, resterà soltanto nella memoria dei frequentatori.
Il 1000 Lire oggi ha sede a Preganziol ma è stato il sinonimo della trasgressione per un’intera generazione di trevigiani (e non solo), il tempio della lap dance, il segreto - ma nemmeno troppo taciuto - degli imprenditori e degli operai della terra dei capannoni, soprattutto negli anni Novanta e Duemila, forse caduto un po’ in disgrazia nell’ultimo decennio complice l’avvento del web, ma mai dimenticato.
Un declino che parte da lontano e che trova compimento nell’emergenza sanitaria ed economica degli ultimi mesi: «La situazione era critica già prima del Covid e affonda le radici negli anni», spiega Atalmi, «il signor Albino Candelù, titolare dell’attività, ha affrontato il problema chiudendo il locale e dicendo alle dipendenti – non solo ballerine, ma anche cassiere e bariste – di stare tranquille perché avrebbero preso i soldi della cassa integrazione. La domanda per gli ammortizzatori sociali, però, non è mai stata fatta e non avrebbe potuto essere fatta perché Candelù non versava i contributi da settembre dello scorso anno».
Elementi, questi, confermati anche dalle stesse lavoratrici: «La realtà è che il nostro ormai ex titolare si è mascherato dietro la situazione dovuta al coronavirus, ma questa storia sarebbe andata a finire così a prescindere da tutto. Non abbiamo neanche le certificazioni uniche relative al 2019 perché ha smesso di pagare persino il commercialista» dichiarano. Il titolare, contattato per offrire la sua ricostruzione dei fatti, non ha ancora risposto.
«Di fronte a questa situazione», prosegue ancora il segretario Slc Cgil, «abbiamo consigliato alle ragazze di dimettersi per giusta causa, dal momento che non ricevevano le retribuzioni ormai da tempo. Approfondendo la questione, poi, ci siamo accorti che c’è una gestione disordinata della società che va indietro di molti anni e quindi i risarcimenti da chiedere saranno di più rispetto agli ultimi stipendi. Per questo motivo procederemo con una richiesta di fallimento; abbiamo scelto la strada più rapida e sicura per riuscire a dare alle dipendenti quello che spetta loro. Speriamo di recuperare i soldi direttamente dal datore perché è lui che li doveva pagare», aggiunge.
«La cosa da sottolineare - conclude Atalmi - è che anche il settore a luci rosse sta vivendo una difficoltà che è ben più radicata e profonda rispetto a quello che si può pensare, e questo dovrebbe far riflettere a livello generale. Detto questo, per noi sono tutti lavoratori e lavoratrici e li difenderemo senza distinzioni fino alla fine».—
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