Interruzione di gravidanza Il dottor Candiotto patteggia

VITTORIO VENETO Il dottor Ezio Candiotto, in passato direttore del dipartimento materno infantile dell’Usl 7 e direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Vittorio Veneto ha...

VITTORIO VENETO

Il dottor Ezio Candiotto, in passato direttore del dipartimento materno infantile dell’Usl 7 e direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Vittorio Veneto ha patteggiato ieri 6 mesi di reclusione convertiti in 6.840 euro di multa, per l’accusa di interruzione colposa di gravidanza.

Il caso risale al marzo del 2008. All’ospedale di Vittorio si era rivolta una trevigiana che era in dolce attesa di due gemellini, un maschietto ed una femminuccia, ed era alla trentasettesima settimana di gestazione. Lì c’era il suo ginecologo di fiducia. Dopo essere stata sottoposta ad una ecografia il 2 marzo viene tenuta sotto osservazione nel nosocomio, sembra esserci una differenza di peso tra i due corpicini. Nella mattinata del giorno seguente il cuore di uno dei due feti che aveva in grembo non dava più segni di vita. Viene così effettuato immediatamente un intervento con il taglio cesareo. La bimba, che sarà chiamata Vittoria anche perchè è riuscita a superare la difficile prova della nascita, è sana. Mentre l’altro gemellino Giorgio muore prima di venire alla luce. I genitori decidono così di presentare un esposto alla Procura attraverso il proprio legale. La procura di Treviso aveva rinviato a giudizio il dottor Candiotto primario all’epoca del reparto di ostetricia a Vittorio e una guardia medica. Ezio Candiotto ha richiesto il patteggiamento e, su accordo delle parti ieri sono stati stabiliti seimesi di reclusione, tramutati in una multa di quasi settemila euro.

Nell’aula del tribunale di Conegliano, dove si è celebrato il rito, non si è quindi entrati nel merito della vicenda e sulle eventuali responsabilità.

In uno dei punti della consulenza della Procura stilata dal professor Pasquale Grella dell’Università di Padova e dal professor Antonio Arrigoni dell’ospedale di Treviso si afferma che: «Il decesso del feto è causalmente riconducibile a condotta professionale censurabile da parte di alcuni sanitari medici intervenuti, direttamente o indirettamente, nella gestione delle ultime fasi della gravidanza, per aver omesso per negligenza e imprudenza di provocare la nascita anticipata rispetto ai termini naturali, provvedendo tempestivamente al parto cesareo come suggerito da molteplici inequivocabili elementi di uno stato di sofferenza fetale incombente». L’altro imputato ha scelto, invece, di andare a dibattimento.

Diego Bortolotto

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