Inps Treviso, manca un quinto dei dipendenti
L’allarme di Barbiero: «A rischio i servizi alla cittadinanza»

I 190 lavoratori attuali a breve per effetto della mobilità e dei pensionamenti scenderanno a 143, i nuovi arrivi potrebbero essere 32 ma non sono ancora sicuri. Il Comitato INPS provinciale di Treviso lancia l’allarme sulla situazione del personale Inps denunciando una mancanza di personale che rischia di causare gravi problemi al servizio.
Poco più di un mese fa il Comitato segnalò come l’istituto trevigiano avesse visto perdere 173 dipendenti negli ultimi dieci anni. Un appello inascoltato e che, conti alla mano, oggi l’organismo composto anche dalle Parti Sociali e dalle categorie economiche rivolge agli amministratori locali del territorio della Marca per bocca del suo presidente Paolino Barbiero.
«Gli attuali 190 dipendenti dell’INPS faticano a gestire quel fabbisogno di servizi previdenziali e assistenziali che necessita di consulenti che stimiamo pari a 230 lavoratori per far andare avanti con qualità la macchina pubblica. Mentre il bando di mobilità nazionale ha messo a disposizione 66 posizioni nella Marca (delle 346 in Veneto), è notizia di questi giorni che appena 32 sono quelle assegnate - ma non ancora confermate dagli assegnatari - a livello provinciale (delle 206 assegnate a livello regionale)» spiega il presidente del Comitato INPS provinciale di Treviso, «ma 31 sono i dipendenti che se ne andranno dal nostro territorio».
Mancano all’appello quindi 34 posizioni da assegnare a Treviso tra capoluogo e sedi periferiche. Per effetto della mobilità interna a livello regionale e dei pensionamenti vedrà l’Istituto perdere 16 dipendenti in provincia di Treviso”.
Conti alla mano dai 190 dipendenti scendiamo così a 143 per risalire, sempre che tutti gli assegnatari accettino, a 175 dipendenti in organico. «Un organico ben al di sotto del fabbisogno minimo stimato» sottolinea il Comitato preoccupato in merito alla stessa capacità organizzativa dell’INPS di Treviso di erogare le prestazioni sociali e pensionistiche alla cittadinanza.
«Parliamo di richieste di disoccupazione, cassa integrazione, tutela della maternità, assegni famigliari, pensionamenti ma anche di pratiche per l’assegnazione della legge 104, dell’accompagnatoria e delle prestazioni legate alla non autosufficienza a supporto delle persone con disabilità e fragilità sociale già di non facile gestione nell’evasione da parte dell’Istituto con pesanti ricadute sull’economia e la tenuta sociale del territorio»
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