Mobilità green, a Treviso non tira. Anche il Comune preferisce l’auto

La ricerca sui dipendenti: 6 su 10 al lavoro in macchina da soli. Le cause? «I prezzi Mom, poca promozione e park gratis»

Federico De Wolanski
Il sindaco Mario Conte e De Checchi sui nuovi mezzi del bike sharing
Il sindaco Mario Conte e De Checchi sui nuovi mezzi del bike sharing

In tre anni sul fronte della mobilità sostenibile a Treviso è cambiato poco o nulla e in alcuni casi le cose sono andate pure peggiorando.

Lo evidenzia il traffico quotidiano, ma in maniera molto più scientifica l’indagine sugli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti del Comune.

Non conta cambiare colore o forma al bike sharing, non conta disegnare sulle stesse strade piste ciclabili: sei dipendenti su dieci vanno a lavoro usando mezzi a motore (che non sono i bus) sia in estate che in inverno.

Il campione che vale per tutti

Una premessa fondamentale: i dipendenti di Ca’ Sugana sono dislocati in più sedi tra dentro e fuori mura, lavorano con orari da ufficio come molti altri e sono pendolari come tantissimi impiegati privati della città.

Rappresentano quindi un campione statisticamente rappresentativo di quanti vivono il centro città e l’immediata periferia, soprattutto se rispondono in oltre trecento (più della metà dell’intero corpo) ad una indagine tecnica preparata dall’Ufficio mobilità guidato da anni dalla mobility manager e dirigente Michela Mingardo.

Non se ne avranno se le loro abitudini possono essere prese a modello cittadino.

A rifletterci su dovrà essere semmai la mobilità e la giunta, che dopo tanto pianificare la mobilità sostenibile (e ancora poco fare) ne vedono i risultati in casa.

Più auto che altro

L’indagine della mobilità divide l’anno in due: mesi freddi e mesi caldi. Nei mesi freddi il mezzo più utilizzato per raggiungere la sede di lavoro è l’auto in modalità singola, niente sharing nè passaggi.

Si muove così praticamente un dipendente su due (48,4%), a seguire l’uso della bicicletta (sia muscolare che elettrica) con il 19,5%. Se si somma il numero dei dipendenti che usano l’uso da soli, con quello di quanti si fanno dare un passaggio o usano moto o scooter, si arriva ad un 58% di dipendenti che vanno in ufficio in modi “non sostenibile”. Quanti usano il bus? D’inverno il 3,8%.

Nei mesi caldi? Cambia poco nulla. Il metodo più utilizzato per raggiungere la sede di lavoro rimane l’auto “da solo” con il 43,9%, un lieve calo rispetto all’inverno che confluisce nel maggior uso della bicicletta (dal 19,5% invernale al 26,3%) ma non riduce di molto la percentuale di quanti vanno a lavoro in modo non sostenibile: 53,9%.

Il confronto nel triennio

Confrontando con i dati raccolti per i mesi invernali con quelli registrati nel 2023 «emerge la riduzione dell’utilizzo delle modalità sostenibili dell’1,9%» sottolinea il Comune, evidenziando come gli spostamenti “inquinanti” nel 2023 fossero il 59,3% e nel 2024 il 61,2. Nel 2022? Erano al 60,3% del totale.

Si potrebbe dire, ad essere scientifici, che c’è un peggioramento. A voler essere ottimistici negli ultimi tre anni non è cambiato nulla. Idem sia per i “mesi caldi”? No, peggio.

«Emerge che la preferenza dei dipendenti del Comune di Treviso all’utilizzo di una modalità sostenibile è diminuita del 5,1%» sottolinea la mobilità, «in positivo si può notare l’aumento dell’utilizzo della combinazione auto + treno o (+3,4%)». Ma è magra consolazione.

Le cause

Di numeri ce ne sono parecchi, ma il quadro fondamentale è quello tracciato. Ma siccome di indagine tecnica si tratta, l’Ufficio Mobilità identifica anche le possibili cause del protrarsi di questa situazione.

Se i dipendenti hanno indicato che non cambierebbero abitudine, evidenziando insoddisfazione sia per le piste ciclabili (poche e non adatte), che per i bus (con percorsi non adeguati e costi alti), l’analisi del Comune è stata più netta: «Va sottolineato che la situazione non ha giocato a favore della mobilità collettiva: da un lato vi è stato l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico mentre le tariffe della sosta su strada sono rimaste invariate accrescendo così la convenienza del mezzo privato, dall’altro le azioni messe in campo per promuovere i bus sono state troppo deboli per indurre un cambiamento».

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