In mille per l’addio ad Alessandro Sartor «Noi raccoglieremo il tuo testimone»

Don Adriano: «Molto si è detto, ora è il tempo del silenzio» Una folla in piazza, le sagome del Giro listate a lutto
Allegranzi Tovena Funerale Alessandro Sartor
Allegranzi Tovena Funerale Alessandro Sartor



Una folla quella che si è presentata ieri a Tovena per i funerali di Alessandro Sartor, il 45enne di Soller morto nella notte tra il 30 ed il 31 maggio, a causa di un infarto, mentre cercava di sedare una rissa. Già mezz’ora prima dell’inizio della celebrazione, in piazza della Vittoria nel centro di Tovena, che su un lato confina con la chiesa parrocchiale, erano in centinaia ad attendere il feretro per l’ultimo saluto di uno dei figli prediletti di questa comunità, tra rappresentanti dell’amministrazione in carica e passata (tra cui l’ex sindaco Cristina Pin), compagni della Pro Loco di cui Alessandro era stato per alcuni anni il presidente, colleghi di lavoro e moltissimi amici, a rimarcare quanto Sartor fosse veramente ben voluto da tutti. Ed in molti continuavano ad arrivare. Alle 15.30, all’arrivo in chiesa della salma, almeno un migliaio le persone presenti, tra chi ha trovato posto all’interno del duomo e chi ha seguito la funzione all’esterno, vicino ad una di quelle sagome rosa e nere che rappresentano in maniera stilizzata un ciclista, frutto di un’idea proprio di Alessandro Sartor.

L’APPELLO DEL PARROCO

«Siamo qui riuniti per dire arrivederci al nostro caro Alessandro - le parole in apertura di omelia di don Adriano Sant - ora è giunto il momento del silenzio. Abbiamo passato tanto tempo a spendere parole spesso inutili dimenticandoci quale sia il messaggio di nostro Signore. Dobbiamo essere come dei sub - paragonando il sentimento umano ad una prova estrema, in cui non bisogna farsi trascinare dalla foga accusatoria, ma che va affrontata passo dopo passo, senza affrettare i tempi - che sfida un’immersione da record, spingendosi fino a capire quali siano i propri limiti. Di questa prova fa parte anche il momento della risalita, che avviene con calma, e prima di tornare a galla questi atleti passano per la camera di compensazione, in cui tutto, nel proprio corpo, pian piano ritorna a funzionare come consuetudine. Ecco, oggi questa è la nostra camera di compensazione».

Don Adriano ha poi ribadito quanto aveva già accennato nella funzione domenicale, nell’immediato post tragedia: «Alessando ha fatto la propria corsa. Ci ha passato un testimone, mentre lui è andato a preparare un posto migliore per tutti coloro che gli hanno voluto bene - in chiusura il parroco - ora sta a noi essere stare attenti a portarlo avanti e non farlo cadere, perché a questa vita terrena ne segue un’altra in cui potremo riabbracciarlo».

L’INCHIESTA CONTINUA

Al termine della funzione la bara è stata trasportata nel vicino cimitero tovenese per la sepoltura. Intanto sono ancora al vaglio degli inquirenti le immagini video e le testimonianze raccolte per ricostruire quanto sia realmente accaduto in quel triste giovedì notte in cui Alessandro Sartor perse la vita. Una storia in cui permangono parecchie ombre. Più versioni discordanti infatti sono state riportate sui motivi per cui nacque la rissa che portò all’arresto, con l’accusa di omicidio preterintenzionale, dei fratelli Alberto e Francesco Stella di Soligo, poi rimessi in libertà dopo l’esito dell’autopsia che ha certificato la morte del 45enne come avvenuta per cause naturali. —



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