Impianto tritura-sassi, la giunta dice no
Vedelago, bocciato il progetto dei cavatori della Telve Rigo per l'ex discarica di via Bonelle

La discarica della Telve Rigo in via Bonelle ad Albaredo
VEDELAGO.
La giunta Quaggiotto stoppa i cavatori. Sindaco e assessori dicono no al nuovo impianto di lavorazione degli inerti chiesto dalla Telve Rigo per la discarica di via Bonelle. «Esistono già quattro strutture di questo tipo nel raggio di 3 chilometri e mezzo - osserva il vicesindaco Marco Perin - La discarica della Telve Rigo va chiusa e trasformata in bosco».
La giunta, chiamata a esprimere un parere sul progetto dell'impianto tritura-sassi e inerti, ha opposto il suo secco no alle richieste della Telve Rigo di Camposampiero. I cavatori volevano trasformare la discarica ormai esaurita in un impianto di frantumazione e betonaggio per la produzione di calcestruzzo da materiali di cava e da rifiuti inerti, con tanto di uffici e pesa. Niente prato e piante come previsto nel primo piano di recupero dell'area di via Bonelle, ma ancora camion, rumori e polvere. Quaggiotto e i suoi assessori si sono opposti al progetto. «Un intervento di questo genere - spiega il vicesindaco Perin - avrebbe aumentato il traffico di mezzi pesanti che ad Albaredo, dove si trova la discarica, è già di difficile gestione. Senza poi contare le polveri, le vibrazioni, i rumori, prodotti dalla lavorazione degli inerti». Nell'alzare il cartellino rosso per il progetto della padovana Telve Rigo, la giunta ha fatto notare che nell'area ci sono già altri quattro impianti dello stesso tipo: uno della stessa Telve Rigo in via Ca' Matta a 2 chilometri di distanza, un altro della Trentin Ghiaia in via Bonelle a 700 metri, un terzo della Old Beton in via Ca' Matta (3,5 chilometri più in là) e infine un quarto della Franchetto in via Postioma Ovest a 3 chilometri. «Non ne servono altri», hanno concluso Quaggiotto e si suoi. Via Bonelle si trova poi in un'area indicata dal piano regolatore come zona di valenza ambientale, da rinaturalizzare a bosco per guarire le ferite prodotte da tanti anni di escavazione. «La discarica della Telve - ribadisce la giunta - è inserita in un'area che va valorizzata ridando alla natura gli spazi mangiati dalle ruspe. Quella zona non è adatta al'installazione di impianti di recupero di rifiuti e di produzione di calcestruzzi». La via che conduce alla discarica non può tornare a sopportare il peso di camion carichi. «Il progetto della Telve - sentenzia la giunta - non è un intervento di mitigazione e di riqualificazione dell'area. Dà invece inizio a un'attività che comporta rumori dovuti al frantoio e alle macchine operatrici, traffico di mezzi pesanti, polveri..».
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