«Immatricolazione troppo lenta così ho scoperto il sistema Valle»

È stata una donna di 40 anni a far emergere il maxi sistema di riciclaggio «È bastata una ricerca in rete sul numero di telaio ed è emerso tutto»

«L’immatricolazione della mia auto continuava a ritardare e così ho deciso di approfondire. In breve tempo ho scoperto che il numero di telaio della mia futura macchina corrispondeva a quello già associato a un’altra auto. E così li ho denunciati». Spesso si pensa che donne e macchine siano un po’ come cane e gatto, ma il maxi sistema di riciclaggio che ha portato all’arresto dell’ex pilota Alain Valle, 36enne di Conegliano e senza fissa dimora, e del suo socio Marco Bortoluzzi,42enne di Spresiano, non sarebbe mai venuto alla luce senza l’intuito di una 40enne di Ferrara.

la denuncia

Mentre, si sospetta, decine di uomini negli anni si sono fatti raggirare dal gruppo, la ferrarese, dopo aver ascoltato per settimane le giustificazioni per cui stava ritardando la sua immatricolazione, ha semplicemente deciso di verificare su un motore di ricerca il numero di telaio della sua futura auto. «Quando ho visto che era già associato a un’altra macchina regolarmente circolante sul territorio italiano mi sono immediatamente resa conto che c’era qualcosa che non andava. Così ho deciso di presentare denuncia alla Polizia Stradale. Certo non si poteva sapere che dietro si nascondeva una organizzazione così ramificata».

il sistema

Valle e Bortoluzzi, insieme al 63enne Mauro Pollicititolare dell’agenzia pratiche auto “Tutto pratiche” in piazza delle Istituzioni (tutti difesi dall’avvocato Andrea Zambon che ha gia annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del Riesame, sono accusati di aver messo in piedi un complesso meccanismo per ripulire all’estero macchine che erano state rubate in Italia a società di noleggio. Tutto iniziava con il furto del veicolo, in Sicilia e Campania soprattutto. Il mezzo veniva poi trasferito nella Marca occultando la sua reale provenienza attraverso una targa prova appartenente ad una società di Monselice appartenente a Bortoluzzi e dotandolo di numero di telaio abilmente contraffatto. L’auto a questo punto veniva nascosta da alcuni complici e, previo pagamento di una somma di volta in volta definita spesso all’uscita autostradale di Treviso Nord, finiva nella disponibilità di Valle e Bortoluzzi. A questo punto il mezzo era pronto per essere immatricolato in Repubblica Ceca, con targhe e documenti di circolazione locali, inducendo in errore anche le autorità straniere grazie a una società di import-export operante a Praga, la “M. B. PRAHA servizi S. R. O. ” appositamente creata da Bortoluzzi. Un volta “ripulito” il veicolo veniva nazionalizzato per importazione nel territorio nazionale, quindi dotato di targhe e documenti italiani, e successivamente messo in vendita anche a più acquirenti, previo corrispettivo di rilevanti somme di denaro mediante l’utilizzo dei canali internet di vendita.

l’appello

Ma il sospetto è che il meccanismo portato alla luce dall’inchiesta della Polizia stradale di Treviso fosse ben rodato da tempo e che siano molte decine le persone che sono finite negli anni nella rete di Valle e Bortoluzzi. Per questo gli inquirenti invitano a farsi avanti chiunque abbia acquistato un’auto da loro, in particolare chi ha affidato la pratiche al centro di piazza delle Istituzioni.

Giorgio Barbieri

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